«Vedrete, non vi deluderò» Marino pensa di rimanere e va alla guerra col partito

Il sindaco dimissionario in piazza coi suoi fan promette di restare in sella Ma il Pd l'ha già scaricato: «Manifestazione flop, un'esperienza chiusa»

I l Marziano è un'entità che si ripropone. Fallibile, ma chi non lo è, domanda roteando gli occhi e pensando in cuor suo a Chissàchi . Lui, invece, sa chiedere scusa per gli errori, tipo quello di aver presentato le dimissioni. Soprattutto sa e vuole perseverare, conscio di avere dalla sua la simpatia dell'uomo contro tutto e tutti, nonché il sostegno sfegatato di frange di romanità impazzita che di sicuro non vivono nella città dove agonizziamo noi comuni mortali.

Scendono anch'essi dal pianeta Alderaan , quello di Guerre stellari . Qualcuno è atterrato or ora dalla macchina del tempo, lo testimonia una bandierona del Pci. Qualche altro da Krypton , che poi sarebbe quello di Superman. Il loro superuomo sale lo scalone di piazza del Campidoglio verso le 12 della domenica, rappresentazione che ormai sta entrando nel costume cittadino, ed è tripudio. Ignazio Roberto Maria Marino, come lo chiamano dalle parti del Pd per sottolinearne la diversità - negli ultimi due anni non s'è neppure iscritto e non ha pagato il 10 per cento di «obolo» al partito, come viene fatto filtrare sui giornali per rimarcare i 10mila euro di debito «virtuale», non è però solo l'Uomo che sfida Renzi, ma sta assurgendo a iconcina pop: non si sa che cosa mediti, quali sorprese riserverà ai suoi «amici» piddì. «Ci siamo fatti dei nemici, vogliono fermarci», urla da un microfono che sembra grondare minacce. Diventa apoteosi dello sfascio prossimo venturo, quando l'Alieno collega due fili scoperti: «Questa piazza mi dà coraggio e determinazione, siete straordinari» (boato) e «Voi mi chiedete di ripensarci ( sììììì prolungatissimi dal popolo)... Io ci penso. Non vi deluderò, non vi deluderò!» (superboato). Da manuale anche la chiusura: «La democrazia non si esercita in stanze chiuse, ma nelle piazze!». Quindi, frase del Che Guevara: «Noi siamo realisti, vogliamo l'impossibile!».

Sotto la statua di Marco Aurelio il popolo chiamato a raccolta ha raggiunto un paio di migliaia di unità, e dialoga con il primo cittadino in un afflato che sarebbe pure mistico se non risultasse grottesco. In nove, tra consiglieri municipali e semplici cittadini, annunciano uno sciopero della fame in sostegno a Marino; altri srotolano 53mila firme raccolte online e stampate alla meglio su dei fogli attaccati con lo scotch .

Ben diverso il tenore (e livore) delle dichiarazioni che arrivano dal Nazareno, sede del partito sotto scacco. Per Michele Anzaldi, già portavoce rutelliano ora ariete renziano, indietro non si torna. La manifestazione «è stata un flop», dice, ma non ci crede neppure lui. Così l'assessore dimissionario Stefano Esposito: «Per il Pd non cambia nulla: Marino è un'esperienza chiusa». Si spergiura sulle manovre anti-sindaco prima e dopo le dimissioni: «Mai, è destituito di ogni fondamento». Intanto però la pratica Marino è talmente «chiusa» da permettere alla voce tignosa di Ignazio di far breccia come se nulla fosse. Parla di una «città che ora può ripartire», mentre altri (il Pd) «vorrebbero fermare questo processo di cambiamento». Annuncia che il 5 novembre la città («noi, voi») si costituirà parte civile al «processo storico» contro Mafia capitale . Il termine per ritirare le dimissioni scade il due novembre, giorno dei morti. A volte, ritornano: con una vistosa fascia tricolore.

di Roberto Scafuri

Roma

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