
"Ce ne saranno altri. Sono corrotti. Sono radicali di sinistra corrotti". Donald Trump, dopo avere ottenuto lo scalpo di James Comey, promette di fare "giustizia" contro gli altri suoi nemici politici, quelli secondo lui responsabili di avere azzoppato la sua prima presidenza e poi, durante i quattro anni successivi, di avere tentato di mandarlo in galera. Del resto, "retribution" - castigo - era stata una delle parole chiave della sua campagna presidenziale. La notizia dell'incriminazione dell'ex direttore dell'Fbi - non era mai accaduto prima - era attesa. Negli ultimi giorni, Trump aveva intensificato le sue pressioni sul dipartimento di Giustizia guidato dalla fedelissima Pam Bondi. Prima, aveva costretto alle dimissioni il procuratore federale del distretto della Virginia Orientale (responsabile del procedimento), Erik Siebert, un repubblicano appena nominato dallo stesso Trump, che però non riusciva a trovare elementi sufficienti per istruire un caso. Poi, aveva messo al suo posto un'assistente della Casa Bianca, Lindsey Halligan, sua ex avvocata personale senza nessuna esperienza come procuratrice.
Una corsa contro il tempo per evitare che martedì scattasse la prescrizione per i presunti crimini di Comey: falsa testimonianza davanti al Congresso e ostruzione della giustizia. L'incriminazione, votata a maggioranza da un gran giurì (l'organismo che autorizza i rinvii a giudizio), ha però bocciato un terzo capo d'imputazione. Prima udienza il 9 ottobre. A presiedere, un giudice federale nominato da Joe Biden, Michael Nachmanoff, contro il quale Trump ha già iniziato una campagna di delegittimazione. Comey, un repubblicano, era stato nominato alla guida dell'Fbi da Barack Obama e poi confermato da Trump al suo arrivo alla Casa Bianca. Era stato lui, durante la campagna presidenziale 2016, a supervisionare le indagini sul server delle email di Hillary Clinton. E poi, la prima fase dell'indagine sui presunti rapporti tra la campagna Trump e Mosca, il famoso Russiagate. Trump lo licenziò nel maggio 2017. Una mossa che portò alla nomina di un procuratore speciale a capo dell'indagine, che di fatto non approdò mai a nulla di concreto. Secondo l'incriminazione, Comey avrebbe mentito al Congresso nel settembre del 2020, negando di essere a conoscenza che il suo vice di allora, Andrew McCabe, passasse informazioni alla stampa su Clinton e Trump. Ad accusarlo, ci sarebbe la testimonianza dello stesso McCabe. Se condannato, Comey rischierebbe fino a cinque anni di carcere.
"È un poliziotto corrotto, uno degli uomini peggiori a cui questo Paese sia mai stato esposto", ha scritto il tycoon su Truth. "Non ho paura, e spero che anche voi non ne abbiate. Sono innocente: ho fiducia nel sistema gudiziario", ha replicato Comey in un video online.
Altre vittime annunciate del "castigo" di Trump, il senatore democratico Adam Schiff, a capo dell'allora Commissione della Camera che indagò sul Russiagate e poi promotore del suo primo impeachment; John Bolton, suo ex consigliere per la Sicurezza nazionale, poi diventato critico del presidente, già sotto indagine dell'Fbi; e il miliardario-filantropo George Soros, che secondo Trump avrebbe finanziato le manifestazioni di protesta di questi mesi e gruppi terroristici. "È cattivo e deve andare in galera", ha detto il tycoon. Il dipartimento di Giustizia ha già aperto un'indagine.