La vendetta del giudice per il collega ucciso: chiesto l'arresto dell'ex presidente Kirchner

L'accusa è alto tradimento per l'attentato del '94 di Hezbollah che fece 85 morti

La vendetta del giudice per il collega ucciso: chiesto l'arresto dell'ex presidente Kirchner

San Paolo - Sembra essere davvero la vendetta post mortem del procuratore Alberto Nisman, la cui sete di giustizia fu fermata il 18 gennaio 2015 solo dal suo omicidio. Le verità però sono ora tornate a galla grazie al giudice Carlos Bonadio che - riprendendo le centinaia di prove scoperte da Nisman ha chiesto l'arresto dell'ex presidente dell'Argentina Cristina Kirchner per «alto tradimento alla patria» e «occultamento di prove» nell'attentato del 1994 a Buenos Aires contro l'Amia, l'Associazione di mutua assistenza israeliano-argentina, dove morirono 85 persone.

La strage terrorista più sanguinosa di tutta la storia latinoamericana e su cui da oltre 10 anni lavorava Nisman che dimostrò come Hezbollah ne fosse stato mandante ed esecutore materiale. Grazie alle sue indagini erano stati spiccati 8 mandati di cattura internazionali contro alti diplomatici del governo dell'Iran, a partire dall'allora presidente Rafsanjani. Oltre all'ex ministro della Sicurezza Fallahjan, l'ex ministro degli Esteri Velayati, l'ex comandante del braccio armato di Hezbollah, il Quds iraniano, Vahidi e l'ex consigliere culturale dell'ambasciata iraniana di Buenos Aires, Mohsen Rabbani. Quest'ultimo, soprannominato «il terrorista professore» per il suo fanatico proselitismo - ha reclutato migliaia di giovani latinoamericani per spedirli poi nei campi di addestramento in Iran - pur essendo un ricercato internazionale, oggi vive in Iran e viaggia spesso in Sudamerica con documenti venezuelani ufficiali però sotto la falsa identità di Ali Tayvidiantareial. È lui che ha messo in piedi la rete terroristica che poi realizzò gli attacchi dell'Amia. È a lui che l'Iran dette l'incarico di creare una rete d'intelligence in grado di inviare informazioni all'ambasciata iraniana in Spagna. Rabbani in carcere non ci è mai finito, ma la sua rete secondo fonti di molte intelligence è oggi più attiva che mai e il suo nome è stato poi legato ad altri tentativi di attentati come quello fallito contro l'aeroporto Jfk di New York.

È in questo contesto che si è mossa la Kirchner ritenuta - da Nisman prima e adesso da Bonadio - complice di un patto segreto con Iran ed Hezbollah. L'ex presidente aveva accettato di «coprire» Teheran in cambio di miliardi di dollari e di accordi inconfessabili, non ultimi quelli sul nucleare, nel quale l'Argentina è tecnologicamente avanti. «Attraverso canali clandestini e per interposta persona la signora presidente - scriveva Nisman ieri e oggi Bonadio - negoziava con il latitante Rabbani l'acquisto di petrolio, grano e la stessa impunità. Una diplomazia parallela che nell'ombra ha permesso ques piano criminale per ordine espresso della presidente».

La oggi senatrice Kirchner non è ancora finita in carcere, i tempi sono lunghi perché per processarla serve la revoca della sua immunità. Ma a poche ore dalla richiesta d'arresto nei suoi confronti l'ex presidente ha negato ogni addebito, accusando il governo dell'attuale inquilino della Casa Rosada, Mauricio Macri, di essere dietro a questa «trama oscura».

In realtà le prove della copertura data al terrorismo di stato iraniano da Cristina per l'Amia sono cristalline, così come l'infiltrazione di Hezbollah in America Latina è un problema serio che coinvolge oltre alla Kirchner tutti i presidenti dell'Alba, l'alleanza bolivariana (tra cui Venezuela, Cuba e Bolivia) e anche il Brasile, che mai ha riconosciuto Hezbollah come gruppo terrorista. Presidenti forti in passato anche di un Obama debole sul tema e disinteressato ad una lotta seria contro i terroristi del Partito di Dio.

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