Coronavirus

Il Veneto "spezza" l'assedio. Pronti al ritorno nelle scuole

Il Friuli vorrebbe accodarsi, in Lombardia si decide nel fine settimana. È guerra Marche-Tar sull'ordinanza

Il Veneto "spezza" l'assedio. Pronti  al ritorno nelle scuole

Il Paese cerca di ripartire, di risollevarsi dopo lo stop imposto dall'emergenza coronavirus, a cominciare dalle scuole, che le varie regioni stanno progressivamente decidendo di riaprire. Chi per convinzione, come il Veneto, dove il governatore Luca Zaia spinge per far tornare i ragazzi sui banchi già da lunedì, chi per un dovere imposto per sentenza, come le Marche, che avevano chiuso le scuole fino al 4 marzo per contrastare il virus contro il parere del governo.

La presidenza del Consiglio aveva impugnato l'ordinanza del numero uno della Regione, Luca Ceriscioli. Ma i giudici del tribunale amministrativo delle Marche, con un decreto urgente, hanno sospeso in via cautelare il provvedimento disponendo l'immediata riapertura di scuole e musei soffermandosi sul fatto che nella regione non c'erano, al momento dell'ordinanza, casi accertati di contagio ma solo rischi relativi alla prossimità del territorio marchigiano con l'Emilia Romagna, dove invece sono stati confermati alcuni casi di Covid-19. Per il Tar non sono giustificate misure invasive se non nelle aree dei focolai di infezioni. Ma poi i casi positivi sono arrivati, nella provincia di Pesaro e Urbino, e il governatore della Marche è tornato all'attacco con una nuova ordinanza che dispone la chiusura delle scuole fino a sabato. Un provvedimento, dice Ceriscioli, «per affrontare con decisione e senso di responsabilità l'accresciuta situazione in termini di complessità». Una

In Veneto, invece, Zaia conta di riaprire le scuole da lunedì. Critico nei confronti della «pandemia mediatica che si è scatenata», il governatore vorrebbe non reiterare l'ordinanza che scade domenica, anche se ogni decisione dovrà essere presa in accordo con la task force sanitaria che sta gestendo l'emergenza a livello nazionale. E il Friuli Venezia Giulia, dove non è stato registrato alcun caso positivo al coronavirus, è pronto ad accodarsi per cercare di recuperare un po' di normalità. Il Piemonte, invece, punta a far ripartire le lezioni da mercoledì.

In Lombardia e in Liguria, invece, si saprà solo nel fine settimana se i ragazzi potranno riprendere le lezioni. «Non c'è nulla di certo sulle scuole, ad oggi rimangono chiuse fino al primo di marzo. In modo scientifico andremo insieme alle altre istituzioni a prendere provvedimenti per un giusto equilibrio fra contenimento del virus e minori danni possibili all'economia e alla socialità dei cittadini», dice il vicepresidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala. Il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, aveva comunque anticipato la possibilità di pensare per la prossima settimana a chiusure localizzate su base provinciale, legate alle zone del focolaio, piuttosto che regionale. Ma anche in questo caso qualsiasi decisione arriverà soltanto dopo aver sentito il parere delle autorità sanitarie. Anche l'Emilia Romagna, come il Veneto, è a favore della riapertura. «Ma la decisione della giunta sarà ponderata e non a pelle», garantisce l'assessore alle Politiche della Salute, Sergio Venturi, auspicando «l'allentamento delle protezioni per dare un segnale alle famiglie e ai ragazzi». La decisione sarà presa oggi.

In Alto Adige, invece, dove è stata confermata la negatività anche al secondo test dei quattro casi considerati sospetti, è certo che lunedì le scuole di ogni ordine e grado riapriranno, come da calendario scolastico dopo le vacanze di Carnevale. Rimane la sospensione delle gite scolastiche fino al 15 marzo. Anche il centro-sud è alle prese con la chiusura delle scuole. Dopo il primo paziente positivo in Abruzzo, per precauzione si fermano le lezioni a Roseto. Lo stesso in Puglia.

Accertato il primo caso a Torricella, i sindaci della provincia di Taranto hanno disposto la chiusura degli istituti fino a sabato per effettuare interventi di sanificazione.

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