San Paolo - Per il Venezuela sembra essere arrivata l'ora della morsa finale. Il governo di Donald Trump ha infatti firmato un ordine esecutivo che prevede che tutte le proprietà del Venezuela negli Usa siano bloccate, e che siano anche vietate tutte le transazioni economiche con il governo. In parole semplici un embargo come non accadeva ormai da 30 anni nelle Americhe e che adesso parifica il Venezuela a paesi come la Corea del Nord, la Siria, l'Iran e Cuba.
Una decisione che giunge dopo mesi di sanzioni che hanno colpito persone, molte legate all'entourage più vicino a Maduro - tra cui i tre figli della moglie - ed enti come la società petrolifera statale PDVSA e la Banca Centrale Venezuelana. Ma adesso, come si legge nell'ordine esecutivo, «tutte le proprietà del governo del Venezuela che si trovano negli Stati Uniti sono bloccate e non possono essere trasferite, pagate, esportate, ritirate o trattate». Una misura resa necessaria - si legge nel testo - a causa «della continua usurpazione del potere di Nicolás Maduro, nonché le violazioni dei diritti umani». Immediata la reazione del regime che in un comunicato ha definito la misura «terrorismo economico» e «una grave aggressione», «il più grottesco e sfacciato saccheggio di cui si abbia memoria».
Per John Bolton, consigliere della Sicurezza nazionale di Trump, in riunione a Lima in Perù con i Paesi che hanno riconosciuto Juan Guaidó come presidente - nell'ambito della conferenza internazionale per la democrazia in Venezuela - «l'embargo ha funzionato a Panama, ha funzionato in Nicaragua una volta e sempre lì un'altra volta ancora e funzionerà adesso sia in Venezuela che a Cuba». L'obiettivo, ha specificato, è «accelerare una transizione pacifica», non certo aggravare la sofferenza del popolo venezuelano. «Le nostre misure - ha detto - sono state pensate in modo da garantire la protezione della popolazione». Come confermato anche da Guaidò che attraverso le reti sociali ha tranquillizzato dicendo che «ci sono eccezioni umanitarie in relazione a cibo e medicinali». Inoltre «viene protetta anche CITGO (l'impresa di raffinazione del petrolio venezuelana con sede a Houston, negli Usa, ndr)» per poi aggiungere che «questa azione è la conseguenza della superbia di un'usurpazione insopportabile e indolente».
Maduro dal canto suo può comunque contare ancora sull'appoggio di Paesi potenti come Russia e Cina mentre gli analisti internazionali sono divisi sulla possibile efficacia della misura. «Non è un embargo vero e proprio - sostiene Richard Nephew, ex funzionario del Dipartimento di Stato - perché non stabilisce pene per chi fa affari con il Venezuela ma vieta solo alcune attività con il governo di Caracas».
Di diverso avviso Francisco Rodríguez, già consulente di Henri Falcón, unico avversario di Maduro alle presidenziali 2018. Per lui «le istituzioni finanziarie faranno attenzione a fare affari con il settore privato perché potrebbe essere interpretato come una vicinanza di troppo al governo chavista».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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