San Paolo - Finalmente in Venezuela oggi si vota per rinnovare i 23 governatori, l'equivalente dei nostri presidente di regione, con un ritardo di quasi un anno rispetto al cronogramma previsto per l'11 dicembre 2016, quando il presidente Nicolás Maduro impose di rinviarle sine die per «questioni di ordine pubblico». Non che da allora a Caracas le cose siano migliorate, anzi. Prima, a febbraio di quest'anno, un pluriomicida chavista come l'ex 007 Maikel Moreno è stato messo a presiedere la Corte Suprema per volontà espressa della moglie di Maduro, quella Cilia Flores i cui due nipotini saranno presto condannati a New York per essere stati pizzicati ad Haiti con 800 Kg di cocaina che volevano introdurre negli Usa. Poi, siamo a fine marzo, lo stesso Moreno ha tolto ogni potere al Parlamento per un motivo molto semplice: la maggioranza assoluta era dell'opposizione. A seguire, il primo maggio, Maduro annuncia la creazione di un'Assemblea Costituente sul modello cubano e, in elezioni farsa, il 30 luglio il suo annuncio diventa realtà. Nel mezzo ci sono oltre 120 morti ammazzati dal regime in proteste durate 4 mesi, 16mila arresti, centinaia di prigionieri politici tra cui anche deputati ed una serie di torture che candidano Maduro a finire prima o poi davanti alla Corte Penale Internazionale. Sapendo di non avere i voti ed essendo dunque certo della sconfitta, Maduro ha pensato bene di cancellare il voto per rinnovare i consigli regionali. Tradotto: anche se l'opposizione si aggiudica i 23 governatori - come dicono tutti i sondaggi nonostante i brogli, le violenze e le minacce del regime - questi una volta eletti «non potranno fare nulla perché i relativi parlamentini continueranno ad essere dominati dalle attuali maggioranze chaviste» spiega a Il Giornale l'inviato a Caracas di EuroNews, Alberto De Filippis. Se a questo aggiungiamo che Maduro ha già minacciato che «i governatori eletti che non giureranno fedeltà alla Costituente saranno estromessi dall'incarico immediatamente», ben si capisce come ci voglia davvero molta «fede» per credere che il voto di oggi possa migliorare qualche cosa in Venezuela.
Sono in molti a chiedersi a che cosa siano serviti gli oltre 120 morti se adesso si accettano queste elezioni farsa, ma la maggioranza dei venezuelani sa anche che un alto astensionismo sarà usato strumentalmente da Maduro per far credere al mondo che ha ancora la maggioranza.
Senza osservatori internazionali, il delfino di Chávez aspirante dittatore ha persino fatto spostare di centinaia di km i seggi ad almeno 400mila elettori oltre a minacciare i dipendenti pubblici ormai la maggioranza - che se non voteranno «rosso» perderanno il posto. PM- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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