Giulia ha vent'anni. Giulia è figlia di un militare, Massimiliano Latorre, ingiustamente e illegalmente prigioniero - insieme al collega Salvatore Girone - del governo indiano da quasi tre anni. Ieri il marò ha avuto un malore, pare una ischemia. Non è in pericolo di vita - versione ufficiale - ma per Giulia, che sta attraversando l'adolescenza senza papà accanto, tutto ciò è insopportabile e su Facebook si sfoga: «Italia Paese di m... mi fate schifo, pensate agli immigrati e non ai fratelli che combattono per voi». Sottoscrivo e mi vergogno un po' perché nonostante gli sforzi di validi colleghi, la nostra indignazione per questo scandalo evidentemente non ha fatto breccia nell'opinione pubblica e nella classe politica nazionale e internazionale come avrebbe meritato. Siamo rimasti tra i pochissimi a non arrenderci: articoli, appelli, libri, la coccarda gialla con lo stemma del San Marco fissa sulla nostra testata. Niente, tutto rimbalza sul muro di gomma della politica e dei palazzi, gli altri giornali - pronti a dedicare paginate solidali e buoniste a ogni sbarco di clandestini - hanno da tempo archiviato la pratica. «Stiamo lavorando, ci vuole tempo», è il ritornello che ci è stato propinato dallo sciagurato Monti - responsabile di tutto questo - poi da Letta e ora da Renzi.
Tempo? Ma quanto cavolo di tempo ancora serve? Giulia non ha più tempo, la vita di suo padre è in pericolo. E allora lei fa quello che qualsiasi figlio dovrebbe fare e ha il diritto di fare in queste circostanze. Usa le parole più dure perché a quell'età non si ha paura delle conseguenze. Usa le parole che noi adulti tacciamo vigliaccamente perché politicamente scorrette: «Italia Paese di m... fate schifo». Fa paragoni sacrosanti che noi non osiamo perché l'Ordine dei giornalisti potrebbe sospenderci dalla professione per razzismo: «Vi preoccupate degli immigrati e non dei vostri militari». C'è voluta l'incoscienza di una ragazza disperata per dire a Renzi come stanno davvero le cose. Diciamo che per una volta il premier è stato superato sul suo terreno, quello dell'efficacia della comunicazione. Giulia merita una risposta, a 20 anni si ha diritto ad averla. Che può essere solo una: al diavolo la diplomazia e l'ignavia, fatevi valere e riportate a casa i due marò, ma subito. Di impegni, annunci e promesse a «mille giorni» ne abbiamo già a sufficienza.
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