Venti di guerra, navi Usa verso la Siria

Intesa con Macron per colpire Assad. E all'Onu è braccio di ferro sull'inchiesta

Venti di guerra, navi Usa verso la Siria

Sembra avvicinarsi rapidamente il momento della verità per la crisi siriana. Il cacciatorpediniere americano «Uss Donald Cook» si sta spostando nel Mediterraneo orientale fino a raggiungere il raggio d'azione utile per colpire la Siria con i 60 missili Tomahawk che ha a bordo: secondo il giornale turco Hürriyet, ripreso da media russi, farebbe rotta verso Tartus, l'unica base navale russa nel mediterraneo. Informazioni smentite da fonti americane riferiscono che aerei da caccia russi avrebbero sorvolato la «Cook» a bassa quota con intento intimidatorio.

Contemporaneamente Israele ha schierato lo scudo antimissile Iron Dome sul Golan ai confini con la Siria, dopo aver ribadito che «a qualsiasi costo non sarà tollerata l'ingerenza iraniana». Parole a cui Teheran replica con aperte minacce: «l'attacco criminale sulla base siriana T-4», in cui sono rimasti uccisi sette consiglieri iraniani, «non resterà impunito».

Il surriscaldarsi del contesto militare va di pari passo con quello sul piano politico e diplomatico. Il sempre più determinato Donald Trump cancella il programmato viaggio in America Latina per concentrarsi sulla Siria, concorda con il collega francese Emmanuel Macron (che accusa gli alleati di Assad, cioè i russi e gli iraniani, di «particolare responsabilità» nella strage di Douma) «una dura risposta a crimini orribili» e cerca di coinvolgere gli altri alleati europei. La premier britannica Theresa May ha concordato con Trump di «non consentire che l'uso di armi chimiche continui», mentre da Berlino risponde positivamente Angela Merkel che giudica «chiare le prove di un avvenuto attacco chimico».

Su quest'ultimo punto si sta intanto sviluppando un complesso braccio di ferro diplomatico tra russi e americani. Washington ha infatti chiesto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu (era in scaletta per ieri sera) di votare una sua proposta sull'avvio di un'inchiesta sull'uso di armi chimiche in Siria. Mosca però si oppone: si tratterebbe di avviare un meccanismo d'inchiesta internazionale con mandato iniziale di un anno, poi rinnovabile. Qualcosa che Putin vuole evitare assolutamente e che infatti il ministro degli Esteri Lavrov ha definito «elementi inaccettabili»: il veto è scontato.

La Russia non intende però restare inchiodata al ruolo di protettore di un regime accusato di uso criminale di armi proibite, e quindi rilancia proponendo all'Onu una sua risoluzione per una «onesta e trasparente inchiesta internazionale» con il coinvolgimento dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac).

Lavrov sottolinea che chi rifiutasse di accogliere la proposta russa e di far arrivare gli esperti, «mostrerebbe di non avere alcun interesse nello stabilire la verità». L'Opac però può solo accertare l'eventuale presenza di tracce di gas e non identificare i responsabili del suo utilizzo. Difficile che Trump accetti simili condizioni.

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