Ci sperava l'ex presidente del Consiglio. I retroscenisti nei giorni scorsi hanno spiegato che Matteo Renzi voleva tenersi alla larga dalla legge elettorale e puntare i riflettori sui dati economici di fine 2016. Sicuro che fossero positivi. La dimostrazione tangibile che le riforme renziane funzionano. Prima la riduzione della pressione fiscale che ha effettivamente registrato l'intervento sull'Ires. Ieri l'atteso dato sull'occupazione di fine anno. Peccato che dall'Istat siano uscite cifre a dir poco deludenti, che gettano ancora una volta una luce negativa sul Jobs Act e le altre misure per il lavoro del precedente esecutivo.
Le speranze si erano concentrate sulla ripresa dell'occupazione che a novembre è sì cresciuta, ma solo dello 0,1% rispetto al mese precedente, che corrisponde a 19 mila unità in più. Il tasso di occupazione si è fermato al 57,3%. Un quadro di «sostanziale stabilità» certifica l'Istat. Se poi il termine di paragone è il trimestre precedente, il dato vira in territorio negativo. Nel periodo settembre-novembre c'è stato un lieve calo degli occupati rispetto al trimestre precedente (-0,1%, pari a -21 mila).
Pessimi i dati sui giovani. In generale stanno calando gli inattivi, chi non ha lavoro e non lo cerca. Il dato generale è di -0,7%, pari a un calo di 93 mila unità nel trimestre. Un fenomeno che si spiega in modo semplice. Sempre più giovani cercano una occupazione; la crisi si fa sentire e chi magari pensava di avere le spalle coperte dalla famiglia, si muove per entrare in un mercato del lavoro avaro di offerte.
Infatti a novembre il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, cioè la quota di giovani disoccupati sul totale di quelli attivi (occupati e disoccupati), è aumentato. Il dato, informa l'Istat, è risultato pari al 39,4%, in aumento di 1,8 punti rispetto al mese precedente. Si tratta del dato più alto da ottobre 2015, quando si era attestato al 39,52%.
Cifre preoccupanti, come ha ammesso lo stesso ministro del Lavoro Giuliano Poletti. La prova che il Jobs Act non ha ottenuto risultati proprio tra le categorie più esposte alla crisi. La prova che le riforme non funzionano, secondo Forza Italia che ieri ha diffuso via Facebook un grafico per dimostrare come la disoccupazione giovanile sia aumentata più del 10% rispetto ai tempi del governo Berlusconi.
Un fallimento del Jobs Act, che puntava a inserire proprio i giovani nel mercato del lavoro, grazie a una diminuzione delle tutele. Ma c'è dell'altro. «Calano in generale gli occupati rispetto al trimestre precedente e ciò riguarda soprattutto la platea sotto i 50 anni in conseguenza dei nuovi requisiti previdenziali», ha spiegato il presidente della Commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi. In sostanza i lavoratori senior non possono andare in pensione.
Poi c'è la distanza con l'Europa, sempre più difficile da colmare. Il tasso di disoccupazione giovanile nell'Eurozona a novembre, dato diffuso ieri da Eurostat, è stato del 21,2%, in calo dal 21,8% di un anno prima. In Germania i disoccupati under 25 erano pari al 6,7%, valore più basso, mentre in Grecia con il 46,1% si registra il dato più alto. Va male, ma molto meno del dato che riguarda i giovani, anche il confronto con il dato generale.
Il tasso di disoccupazione italiano è salito all'11,9% a novembre, in aumento di 0,2 punti percentuali su base mensile. Il tasso di disoccupazione nell'Eurozona a novembre è stato del 9,8%, stabile rispetto ad ottobre e in calo rispetto al 10,5% di novembre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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