Guerra in Ucraina

"La vera sanzione delle sanzioni? Togliere a Mosca l'arma del petrolio"

L'ex presidente dell'Enel Chicco Testa: "Diciamo no a tutto da vent'anni: no agli inceneritori, no al nucleare. Ora ne paghiamo gli effetti"

"La vera sanzione delle sanzioni? Togliere a Mosca l'arma del petrolio"

Mentre i costi umani della guerra in Ucraina sono già tangibili, da qui al prossimo inverno si profila lo spettro di una crisi energetica senza precedenti. L'ex presidente dell'Enel Chicco Testa spiega perché l'Europa paga ora decenni di «pigrizia» e politiche ideologiche sulle fonti rinnovabili, ma ha ancora un asso nella manica per piegare Mosca.

L'Italia dipende dal gas russo per il 43% e buona parte passa dall'Ucraina. Con la prevedibile chiusura dei rubinetti, qual è lo scenario che abbiamo davanti?

«Non credo ci sarà una chiusura totale dei rubinetti, perché l'Europa dà ogni giorno qualcosa come 700 milioni di euro alla Russia per la fornitura di gas e petrolio. Che per Mosca, con la situazione economica in cui si trova, sono letteralmente oro».

Prima si poteva immaginare una riconversione verso fonti alternative. Ora l'instabilità geopolitica cambia le carte in tavola.

«Le fonti rinnovabili vanno fatte. L'errore è stato pensare che potessero fare tutto. Servono per fare elettricità, che rappresenta solo il 20% dei nostri consumi energetici totali. Il resto, l'80%, si fa con petrolio e gas. Quindi bisogna trovare una soluzione per la parte dei combustibili fossili. Nel Mediterraneo ci sono risorse sufficienti, miliardi e miliardi di metri cubi di gas: quanto basta per rendere indipendente quest'area del mondo».

Eppure di gas da estrarre ne avremmo anche noi.

«C'è del gas disponibile nel nord Adriatico, ma è una specie di tabù, perché siamo prigionieri dell'ideologia No Triv».

Quanto la dipendenza energetica italiana è dovuta all'integralismo ecologico?

«Tantissimo. Sono vent'anni che noi diciamo no a tutto: no agli inceneritori, no agli impianti di biogas, no al nucleare. E ora stiamo facendo un bagno di realtà».

Tornare al nucleare, invece, quanto è fattibile?

«A breve termine non è fattibile. Io farei una partnership con la Francia per acquistare una quota delle loro centrali nucleari in cambio di un rifornimento costante di energia elettrica».

Che Putin fosse inaffidabile lo sapevamo da anni. Perché abbiamo raddoppiato l'esportazione di gas russo?

«Perché la pigrizia è il peggiore dei vizi. Poi l'Italia negli ultimi anni ha avuto classi dirigenti che a tutto hanno pensato tranne che ai problemi strutturali di questo paese. E l'Europa vive in un'illusione ottica. L'altro giorno Josep Borrell, l'Alto rappresentante europeo per la politica estera, ha detto che dobbiamo puntare sull'idrogeno, ma è come dire a uno che muore di fame di coltivare le fragole».

Il Cremlino dipende dall'esport di combustibili, quanto ridurne o bloccarne l'acquisto può essere l'arma per una descalation?

«Sarebbe un colpo mortale. Trovare un'alternativa per il gas è un po' complicato, perché arriva via tubo e via nave ne può arrivare poco in Italia dato che abbiamo solo tre rigassificatori. Il petrolio, invece, ha molti fornitori. Se gli americani riuscissero a fare pressione sull'Arabia Saudita e sugli altri paesi Opec per incrementare la produzione e immettere le loro riserve sul mercato, noi potremmo smettere di comprare petrolio dalla Russia: una leva negoziale importante.

Togliere a Mosca l'arma del petrolio sarebbe la sanzione delle sanzioni».

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