"La vera urgenza di Fi è il programma non certo le primarie"

L'economista Renato Brunetta esorta il partito: "Difendere il ceto medio e rilanciare la politica liberale"

"La vera urgenza di Fi è il programma non certo le primarie"

Milano - «Non mi candido alle primarie. Le grandi energie politiche e culturali presenti in Forza Italia - dice Renato Brunetta - dovrebbero essere concentrate a dare risposte a un Paese squassato da undici anni di crisi economica».

Eppure le primarie sono uno strumento importante di democrazia interna.

«Alla gente non interessano. Così come non interessano le regole del partito. La gente ha ben altre preoccupazioni e noi è a quelle preoccupazioni che dobbiamo dare una risposta».

Quindi i contenuti prima delle regole?

«Ci dobbiamo rendere conto che stiamo vivendo una crisi strutturale lunghissima che sta logorando tutto: le istituzioni come le famiglie. E alla fine il rischio è che distrugga proprio la democrazia».

E non si può aspettare il congresso per parlare dei contenuti? Lasciando il tempo al tavolo delle regole di stabilire come arrivarci?

«Non me ne vogliano gli amici che lavorano al tavolo delle regole ma gli avrei quanto meno affiancato un tavolo dei contenuti».

Quindi non serve prima scegliere gli uomini?

«Perché dovrei votare per uno o per l'altro? Voglio esprimermi sui programmi, sulle emergenze, sulle ricette per far uscire il Paese dalla crisi. Non mi interessa organizzare truppe cammellate che arrivino diligenti al congresso. E poi qui in Italia solo un partito fa le primarie e si è visto con quali risultati».

Allusione nemmeno velata al Pd.

«Un partito che dibatte solo su chi mettere in Segreteria, sfibrato dalle correnti».

Cosa che non si può dire, finora di Forza Italia.

«Scherzando, ma nemmeno troppo, sono solito dire che il nostro è un partito monarchico e anarchico. E che proprio per questo andava bene. Monarchico perché è stato fondato e gestito con cura da Berlusconi, anarchico perché ognuno ha sempre avuto la possibilità di dire la sua e di esprimere esigenze differenti. Adesso bisogna tornare tra la gente».

Però un partito ha bisogno di organizzazione e soprattutto di aderenza al territorio. Molti in Forza Italia lamentano la debolezza su questi punti.

«Secondo me è un falso problema. Ha visto la Lega? Di certo non fanno le primarie nemmeno lì. E tutto si può dire tranne che sia un partito con un'organizzazione radicata nel territorio (parlo ovviamente del centro-sud)».

Allora parliamo di alleanze. Parliamo appunto di Salvini. In Forza Italia c'è chi ha paura dell'alleato.

«Ripeto da sempre che il centrodestra unito vince. Alle politiche del 2018 la nostra coalizione è stata la più votata. Si ricorda il Quadrifoglio? Secondo me è ancora la sintesi perfetta di una coalizione plurale e vincente. Ci sono i liberali-popolari, i sovranisti, i federalisti e i cattolici».

Però Salvini ha scelto il contratto coi grillini e i sondaggi sembrano premiarlo.

«Il vero premio a una formula di governo viene dai risultati. Oggi l'Italia è più povera e piena di paure».

Eppure Salvini continua a salire nei sondaggi.

«Interpreta bene il sentimento del tempo, È sempre in mezzo alla gente ma il suo è un consenso gonfiato e di breve respiro. Renzi dovrebbe spiegargli che fine fanno da noi i cosiddetti uomini forti».

Ma Salvini porta avanti pure battaglie di Forza Italia.

«Come la flat tax, che per primi Berlusconi e Martino pensarono. Perciò chiedo a tutti gli amici di Forza Italia di tornare ai programmi.

C'è da risollevare il ceto medio, impoverito dal crollo del mattone e dalla crisi economica. E soprattutto dobbiamo incalzare la Lega sui nostri temi che nel loro contratto sono presenti ma sembrano congelati come la Tav e la pace fiscale».

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