L o strappo si consuma all'ora di pranzo a palazzo Grazioli. Ma Verdini aveva già deciso di sbattere la porta e dire addio a Forza Italia da tempo. Lo farà portandosi dietro dieci senatori, dopo ore frenetiche per convincerli tutti, uno ad uno. Già mercoledì sera, mentre Berlusconi cenava con i senatori di Forza Italia, Denis era attovagliato con il braccio destro di Renzi, Luca Lotti, in un ristorante ai Parioli. «La stampella al governo è pronta» è stato il messaggio dell'ex coordinatore del Pdl. Una stampella composta da undici senatori i cui nomi sono stati tirati fuori da Verdini proprio davanti a Berlusconi durante il pranzo di ieri con Fedele Confalonieri e Gianni Letta a fare da testimoni.
Un addio, dicono, doloroso per entrambi ma avvenuto senza strilli. Più che altro un commiato per suggellare una distanza politica divenuta ormai fossato. Un congedo pietoso visto che Verdini non solo è un berlusconiano della prima ora, forzista dal lontano 1995; ma è sempre stato l'uomo macchina del Cavaliere; il signore del pallottoliere e il regista delle più grandi operazioni politiche degli ultimi anni. Deus ex machina della fusione con An nel 2008, Denis era l'uomo più fidato di Berlusconi tanto da essere premiato come coordinatore del Pdl assieme a Sandro Bondi e Ignazio La Russa. Per anni è stato lui a fare il bello e il cattivo tempo nel partito avendo un potere quasi illimitato nella compilazione delle liste. Anche sulla linea politica Verdini è sempre stato ascoltatissimo da Berlusconi e il vero padre del patto del Nazareno è proprio lui. Poi, però, con l'elezione del capo dello Stato e la conseguente rottura del Nazareno, Verdini s'è trovato in un angolo. Non solo: i rapporti con Mariarosaria Rossi ma anche con Renato Brunetta si sono deteriorati al punto che molti hanno parlato di una guerra intestina. Per mesi Verdini ha sperato in un cambio di rotta della linea politica del partito e auspicato che Berlusconi riallacciasse i rapporti col premier. Invano. Per mesi ha lamentato lo strapotere del cosiddetto «cerchio magico» entrando più volte in rotta di collisione con la Rossi che in Transatlantico, in gennaio, si sfogava così: «Voi della stampa vi siete preoccupati così tanto del cerchio magico e non tenevate conto dei disastri che stava facendo il duo tragico». Chiaro riferimento a Denis e Gianni Letta. Da lì i rapporti si sono guastati irreparabilmente.
E ieri l'epilogo con l'addio, in realtà già scritto. Nel faccia a faccia Berlusconi non cerca nemmeno di dissuadere l'amico. Non gli chiede di restare ma gli dice solo «Denis, stai facendo un errore clamoroso. Renzi è un bluff». Non gioca la mozione degli affetti per trattenerlo; ma non gli dà nemmeno del traditore. E Denis a ribattere: «Scusami, ma io in questa Forza Italia non posso più restare. Col patto del Nazareno potevamo contare qualcosa; ora non più. E così siamo a rimorchio della Lega. Scusami ma io lascio». E l'altro: «Buona fortuna».
Augurio che riguarda anche la situazione giudiziaria dell'ex coordinatore del Pdl, proprio ieri rinviato a giudizio dal gup del Tribunale di Firenze nell'ambito di un procedimento in cui vengono ipotizzati i reati di bancarotta fraudolenta e di bancarotta preferenziale in relazione al fallimento di un'impresa edile di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze.
di Francesco Cramer
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