Politica

Vergognoso paragonarci alla Polonia

Varsavia è buia e, no, non assomiglia a Roma. Il Parlamento polacco sta discutendo, proprio in questo momento, una legge che viola i diritti dell'individuo.

Vergognoso paragonarci alla Polonia

Varsavia è buia e, no, non assomiglia a Roma. Il Parlamento polacco sta discutendo, proprio in questo momento, una legge che viola i diritti dell'individuo. È un tradimento, profondo, della civiltà liberal-democratica. È un confine, un muro, una cicatrice. L'obiettivo è vietare ogni manifestazione che promuova orientamenti diversi dall'eterosessualità. Niente cortei, niente orgoglio, nessuna bandiera, nessun atto. È proibito qualsiasi segno che sia contrario alla visione del governo. È la filosofia del Pis, Diritto e Giustizia, il partito che esprime il premier Mateusz Morawiecki. È il movimento fondato da Jarosaw Kaczynski, che si dichiara orgoglioso di combattere «l'ideologia Lgbt, un movimento totalitario che punta a distruggere la famiglia tradizionale».

Tutto questo accade in Polonia e mischiarlo con le vicende italiane significa barare. Non fa bene a nessuno, perché è un ritratto falso di quello che succede qui da noi. Si può essere favorevoli o meno alla legge Zan, ma considerare la sua bocciatura un passo verso l'autoritarismo significa fare propaganda. Tutto quello che dici in nome della libertà diventa inaffidabile. Non sei più credibile. Ti mostri come un venditore di fumo. Il risultato è che la moneta cattiva scaccia quella buona. È un danno per chi da sempre si batte per i valori della cultura liberale e libertaria. Il mestatore questa volta si chiama Enrico Letta. Cosa dice il segretario del Pd? «L'Italia si è allineata alla Polonia». In Polonia c'è un ministro della pubblica istruzione che ha paragonato «l'ideologia arcobaleno» al nazismo e Andrzej Duda, presidente della repubblica, ha parlato di «neo bolscevismo». Non sono solo parole. In Polonia ci sono territori, regioni e città, che si sono dichiarati «zone libere da Lgbt». È un modo per dire che non sono gradite famiglie non tradizionali. Qualche regione adesso ha rinnegato la scelta, ma solo per timore di perdere i finanziamenti europei.

Ecco, questo significa minimizzare il dramma che si vive lassù. È un'offesa a chi sta davvero facendo i conti con l'omofobia. Letta magari dirà che il suo è un allarme. È un modo per dire: attenzione a non ritrovarci come in Polonia o in Ungheria. Se è così allora si è espresso male. Il dubbio è che quelle parole siano servite solo a fabbricare una marchio d'infamia contro chi ha dubbi sulla legge Zan. È indicare i renziani, soprattutto loro, come omofobi. È tattica politica scadente e il guaio è non riconoscerlo.

L'Italia, pur con tutti i suoi difetti, è dall'altra parte del triste muro polacco.

Commenti