Ragusa«Sono innocente. Signor giudice, mi creda, non sono stata io». Poche parole e scoppia a piangere. È da quando i sospetti sono convogliati su di lei che Veronica, la mamma del piccolo Loris, strangolato il 29 novembre con fascette da elettricista e gettato ancora vivo in un canale di scolo a Santa Croce Camerina, persiste nella sua verità, incurante delle telecamere che la contraddicono. Una verità che ieri Veronica ha ribadito anche davanti al Gip Claudio Maggioni nell'interrogatorio di garanzia in carcere a Catania, alla presenza del pm Marco Rota. «Veronica non si è contraddetta - ha detto l'avvocato Francesco Villardita -. Ha risposto a tutte le domande prima del giudice, poi del pm e, in ultimo, della difesa. È stato un lungo interrogatorio molto articolato». Quattro ore tra pianti, urla di innocenza e promesse di collaborare.
Veronica ora punta tutto sul fatto che quella mattina una vigilessa l'ha vista accompagnare Loris a scuola. «Ha indicato persino il nome» - sottolinea il legale. Ma la vigilessa, che il 29 novembre aveva detto di averla vista, il 3 dicembre ha in parte ritrattato, perché non è sicura che il suo ricordo concida col giorno del delitto. La difesa punta anche sulle fascette consegnate alla maestre «per fare chiarezza». Ma, ribatte la Procura, fino a quel giorno ancora nessuno sapeva quale fosse l'arma del delitto.
Per gli inquirenti tutto conduce a Veronica, cui è stata mostrata una video ricostruzione fatta attraverso le telecamere, che la contraddice. Sarebbe stata lei a stringere i polsi di Loris con fascette, a strangolarlo e poi a tagliare le fascette con una forbicina (quella sequestrata in casa è compatibile e vi sono possibili tracce ematiche su cui si attendono i risultati di laboratorio). Infine si sarebbe disfatta del figlio, che ancora respirava.
Gli inquirenti intanto non hanno mai abbandonato la pista sessuale, che potrà essere riscontrata dai risultati degli esami sul corpicino, che in questi giorni potrebbe essere restituito alla famiglia, e quella di un complice. Nemmeno l'attenzione sul cacciatore Orazio Fidone è venuta meno. Gli esperti stanno passando al setaccio gli strumenti informatici suoi e di Veronica. Lui è il primo indagato per atto dovuto. Si esaminano ancora le auto in uso ai due. La presenza di dna su quella di Veronica non sarebbe una prova schiacciante, visto che Loris saliva abitualmente nella macchina della mamma, ma lo sarebbe se si trovassero tracce nel bagagliaio o se il dna del piccolo fosse nell'auto del cacciatore, che dice di non avere rapporti con la famiglia Stival.
La ricerca del movente parte invece dal cellulare che, secondo la sorella Antonella, Veronica aveva nascosto. Custodirebbe foto e video di Loris: «Ha detto che lo avrebbe dato solo alla persona che sarebbe stata in grado di farle 10 dischetti con i video di Loris» - ha detto Antonella agli inquirenti. Veronica nega che esista, ma fonti investigative in attesa di conferma dicono che è già sotto esame.
Intanto una donna albanese che vive nello stesso palazzo degli Stival, pur
avendo messo a verbale che non era a conoscenza di particolari problemi, avrebbe riferito all'edicolante di liti tra Veronica e il marito Davide per dei debiti e anche tra madre e figlio. Ma la donna smentisce l'edicolante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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