È il caso delle contraddizioni. Al centro c'è un dato di fatto incontrovertibile: l'uccisione efferata di un bimbo di 8 anni, tutt'intorno ci sono incoerenze, persino nelle testimonianze. E tanta ostilità verso la mamma del piccolo Loris. È stata questa, in fondo, la vita di Veronica Panarello, 26 anni, accusata di aver ammazzato il bimbo «con inusitata brutalità». L'altra certezza è che Veronica aveva costruito intorno a sé un muro di diffidenza, addirittura di odio. Tanto che il suo fragile quadro psicologico e un vissuto di profondo disagio nei rapporti con la famiglia d'origine sono possibile concausa della determinazione omicida - ne è convinta l'accusa. Le contraddizioni che accompagnano da tutta una vita Veronica sono all'ordine del giorno. E così, dopo anni di abbandono, la famiglia d'origine torna a farsi viva. Quella famiglia che Veronica non ha mai forse sentito sua e da cui ha preso le distanze dopo l'unione con Davide Stival, il padre dei suoi figli.
La mamma, Carmela Anguzza, che, intercettata, definiva Veronica «un'alienata», e sembrava convinta che a uccidere Loris fosse stata lei forse «perché somiglia a me. Mi odia tanto questa disgraziata», proprio lei ha contattato il legale dicendo che vorrebbe andare a trovare la figlia in carcere. «Sono una madre. L'ho coccolata, amata. È sempre stata amata da tutti», ha detto. «Non credo che abbia commesso questo delitto». Lei che, intercettata, diceva: «C'ha provato a dare le fascette alle maestre see come se la maestra era cretina, se le prendeva e se le portava. Se ne voleva sbarazzare prima perché lo sapeva che gli andavano a perquisire la casa». Ora invece crede nell'innocenza della figlia. E si è fatto avanti pure il padre. Se Veronica lo permetterà, dopo essere rimasta senza il sostegno della famiglia che si era scelta e che ora l'ha mollata, saranno i genitori a rifornirla dei cambi di biancheria che la famiglia «adottiva», quella del marito Davide Stival, non gli ha portato in cella. Sinora ha vissuto della solidarietà delle detenute.
La famiglia Stival si è arresa dinanzi ai filmati che riprendono Veronica nel giorno del delitto. «Tutto premeditato», dice la zia Giovanna parlando con i parenti. Davide, il papà del piccolo Loris parla alle 9.01 con la moglie (in tutto 5 chiamate nella mattinata), dopo che per due volte il suo telefono è risultato irraggiungibile, e lei gli dice, quando Loris potrebbe già essere morto: «È tutto a posto, i bambini sono a scuola», poi aggiunge di essere pronta a recarsi al corso di cucina a Donnafugata. Invece Davide riconoscerà dalle immagini delle telecamere Loris nella sagoma che fa rientro a casa. E ne parla con grande sospetto al telefono con suo padre, il nonno di Loris, che commenta contro la nuora: «Aveva Loris dentro la macchina e non sapeva dove c... doveva buttarlo. Put...». Chi non molla Veronica è il suo legale, Francesco Villardita, convinto della sua innocenza e di non essere solo: «Mi arrivano tanti messaggi di solidarietà per lei». L'Italia è divisa su Veronica e anche le due famiglie di lei.
Intanto le indagini proseguono.
A casa Stival sono state trovate le chiavi che Veronica avrebbe dato a Loris quel giorno e sono state sequestrate insieme ad alcuni vecchi modelli di cellulare. Terminati anche gli esami medico-legali. Il corpicino sarà consegnato forse domani per l'ultimo saluto, ma la Procura non ha firmato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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