Veronica, un'accusa piena di dubbi

Il Dna trovato sotto le unghie del piccolo non apparterrebbe alla donna. Il legale: "Non è stata lei"

Veronica, un'accusa piena di dubbi

Ragusa - Pochi giorni ancora e il 31 dicembre il tribunale del Riesame di Catania si pronuncerà sul ricorso presentato dall'avvocato Francesco Villardita contro la decisione del gip di Ragusa di tenere rinchiusa in carcere Veronica Panarello, la mamma del bambimo di soli a 8 anni ucciso a Santa Croce Camerina. Su di lei l'accusa di aver commesso il peggiore dei crimini, il figlicidio, un delitto, secondo gli inquirenti, commesso con efferatezza e forse premeditato.

Il 29 novembre qualcuno strangolò Loris con una fascetta di plastica, poi si liberò del corpicino gettandolo in un canale. Chi è stato? Per la Procura di Ragusa non ci sono dubbi sul fatto che Veronica, quel maledetto sabato, non abbia accompagnato a scuola Loris, come invece continua a sostenere: sarebbe stata lei a ucciderlo e caricarlo sulla sua auto parcheggiata in garage per poi gettarlo nel canale vicino al Mulino vecchio. La difesa è, invece, convinta dell'innocenza di Veronica. E continua a lavorare per smontare il teorema della Procura. «Contesteremo l'impianto accusatorio punto per punto» - dice il legale, proprio mentre da indiscrezioni si viene a sapere che il Dna isolato sotto le unghie della vittima non sarebbe quello di Veronica. Altre contestazioni sono già note. A cominciare da quella che dà il via alle accuse mosse dagli investigatori. «Quel giorno Veronica ha accompagnato il figlio a scuola», sostiene la difesa. L'asso nella manica è la testimonianza di una vigilessa che avrebbe visto Veronica vicino all'istituto scolastico. Testimonianza che per l'accusa non regge, visto che la vigilessa avrebbe ritrattato pochi giorni dopo, nell'incertezza di legare la presenza della donna alla mattina dell'omicidio. Ma ci sarebbe una smentita alla ritrattazione.

Ha poca importanza per la difesa, poi, il fatto che Veronica abbia parcheggiato in garage quando non era solita farlo. «A volte capitava», precisa il suo legale. Punto fondamentale per dimostrarne l'innocenza, secondo la difesa, sono le immagini che immortalano l'auto nei pressi del Mulino vecchio, vicino al quale venne lo stesso giorno della scomparsa trovato il cadavere di Loris. Se la Procura ritiene che Veronica abbia effettuato un sopralluogo e si sia poi disfatta del corpo, per la difesa l'accusa non sussiste. «Quell'auto non è di Veronica», sostiene Villardita. Si tratterebbe soltanto di una macchina scura. Infine, assente del tutto, secondo la difesa, il movente, mentre la Procura chiama in causa il «fragile quadro psicologico di Veronica non disgiunto da un vissuto di profondo disagio nei rapporti con la famiglia d'origine».

Colpevole o innocente? Nemmeno il dna sotto le unghie di Loris sarebbe d'aiuto. È un dna misto e non è stato possibile isolarlo. L'opinione pubblica si spacca. E acquista consensi la comunità su Facebook «Veronica Panarello è innocente». «Non sei sola», scrivono in molti, quelli che le hanno inviato una lettera di sostegno.

Il nonno Andrea Stival, chiede, invece, la chiusura della pagina dal web. «Avevo chiesto cortesemente di finirla con tutto questo cortile pubblico e di avere rispetto per le persone che stanno male. Finitela di scrivere commenti o di farvi i vostri film mentali solo ed esclusivamente per il piacere di aprire la bocca. In privato a questo sito avevo chiesto di chiuderlo e gentilmente ci avete mandato a quel paese. Ora basta». Ma la comunità risponde che se nonno Andrea non gradisce, l'altro nonno, il papà di Veronica, invece si.

Alternandosi tra sostegno e presa di distanza da Veronica,

ora le posizioni della famiglia originaria e di quella acquisita si sono bene delineate. Mamma e papà Panarello la credono innocente, gli Stival attendono risvolti. Davide almeno per ora non andrà a farle visita in carcere.

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