Renzi quasi sparito, per Berlusconi niente vulcani artificiali, feste sregolate e fotografi appostati fuori villa Certosa (unico brivido una serata in discoteca con Smaila e Jerry Calà), per Grillo il solito resort cinque stelle, Salvini è itinerante tra piazze (reali o televisive) e valli, gli altri leaderini e quelli della minoranza Pd a chi importa ormai dove vanno. Non ci sono più le mezze stagioni estive, quelle con i luoghi simboli della politica dove, se non si faceva la storia, perlomeno si faceva la cronaca. Niente, nemmeno quelle ci restano. Nei tempi d'oro della seconda Repubblica bastava un paesino nel beneventano, la festa di un partitito da zerovirgola, per far tremare gli equilibri politici e tenere un governo col fiato sospeso. «Tutti a Telese per la festa dell'Udeur, sfilano i big» si poteva leggere sui giornali nell'estate del 2007, secoli fa. Per l'intervento di Gianfranco Fini a Mirabello, il tg di La7 fece la diretta speciale con dibattito in studio, come per gli eventi epocali (un successo: più del 10% di share). Ma era il 2010, Fini il distruttore in pectore del nemico Berlusconi, un leader importante candidato a tutto (ministeri, Palazzo Chigi, persino Quirinale), ogni sua parola andava analizzata, ogni gesto interpretato. Adesso a Mirabello si fa ancora una Festa Tricolore, il pensionato Fini è sempre ospite, ma il difficile è accorgersene: un ritrovo di reduci, tanta nostalgia ma peso politico zero.
Il Palazzo d'estate è una diaspora senza una geografia precisa. Quella che ha contato per più di un decennio ha fatto il suo tempo. La villa sarda di Berlusconi, una volta approdo di capi di Stato (Putin, Aznar, Blair), per l'estate 2015 si limita a qualche pranzo con ex berlusconiani tentati dal ritorno (De Girolamo). Nella Lega di Salvini i riti delle vecchie estati padane sono andati in soffitta, rimpiazzati da tweet e Facebook. A metà agosto si attendeva il summit dolomitico tra Ponte di Legno e il Cadore, col gran capo della Lega, Umberto Bossi, i colonnelli leghisti e l'amico Giulio Tremonti, superministro del Tesoro. Bisognava aspettare quella «cena degli ossi» (a base di maiale) per capire lo stato dell'asse del nord, l'alleanza Lega e Berlusconi. E sempre in zona dolomitica c'erano gli incontri a Cortina, apparecchiati da Cisnetto, da segnare sull'agenda politica d'agosto. Tra blitz della Gdf e crisi dei consumi, finiti pure quelli. E Capalbio? La piccola Atene (definizione del letterato comunista Asor Rosa), una volta epicentro dell'estate progressista, è diventata un museo delle cere sotto l'ombrellone, l'ultima spiaggia del vecchio Pd, con le glorie del Partito (Napolitano su tutti) e gli habitué tagliati fuori dal nuovo corso renziano.
Loro, i renziani, non hanno una vera meta estiva che li caratterizzi. Delle vacanze governative si segnalano soprattutto i dibattiti sulla prova costume di Maria Elena Boschi, e sulla misteriosa assenza di un fidanzato. Solo la Versilia emerge come intersezione tra renzismo (lì va appunto la Boschi, lì va il sottosegretario Lotti, lì andò Renzi l'anno scorso) e centrodestra: a Pietrasanta ci sono la Santanchè, il capogruppo Romani, e lì si è consumato un aperitivo tra Salvini, la responsabile comunicazione di Forza Italia, Deborah Bergamini, e il governatore ligure Giovanni Toti.
Malgrado la clamorosa espugnazione della Liguria, da dieci anni in mano alla sinistra, con Toti non si è ancora verificata la migrazione estiva del centrodestra verso le spiagge tra levante e ponente ligure. Anche se lui la prima riunione politica dopo la vittoria l'ha fatta proprio in spiaggia, nello stabilimento balneare «San Marco», a Bocca di Magra. Il Salento, un tempo territorio di Massimo D'Alema e quindi di un bel pezzo di sinistra e di establishment, non è più il luogo di patti (quello detto «delle vongole», nel lontano '94, tra l'allora segretario del Ppi Rocco Buttiglione e appunto D'Alema) e trame politiche segrete. Per dire: sui giornali locali del leccese, quest'anno, si segnala la presenza di Bobo Craxi.
La Grecia era lì per diventare un nuovo polo dell'estate politica, con l'infatuazione della nostra «Brigata Kalimera» (da Vendola alla minoranza Pd fino ai rifondatori comunisti e grillini) per Alexis Tsipras, il Che Guevara del Pireo, capace di sfidare la Troika. Ma poi li ha fregati, firmando tutte le cambiali dei creditori, e così i nostri eroi hanno disdetto le prenotazioni e sono rimasti in Italia. Anche l'austerity presidenziale ha dato una botta di grigio all'estate politica.
Il tuffo nel mare di Stromboli per Napolitano, e poi la sfogliatella al «Gambrinus» di Napoli, sembrano divertimenti sfrenati rispetto alla sobria, sobrissima vacanzina di Sergio Mattarella, anche lui con passaggio a Napoli ma solo per un thè. Caffè e dolce sarebbe troppo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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