Lettere d'amore

Freud, il geografo dell'amore. "L'Elba mi indica la via verso te"

Il padre della psicanalisi scrive alla futura moglie definendosi un "beato innamorato"

Freud, il geografo dell'amore. "L'Elba mi indica la via verso te"

Abbiamo iniziato a pubblicare le lettere d'amore inviate da personaggi illustri del passato. Tra i mittenti ci sono Eleonora Duse, Napoleone, Virginia Woolf, Verdi e moltissimi altri. Le gioie (o le pene) d'amore dei "grandi" sono commentate da editorialisti, scrittori, artisti, cantanti e attori tra i più significativi del panorama italiano. Invitiamo anche i lettori a intervenire al dibattito, scrivendo a questa casella di posta elettronica: letteredamore@ilgiornale.it

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Mia dolce fidanzatina, se solo potessi vedere com'è bello qui, e come sarebbe ancor più bello, senza confronti, se tu fossi qui con me. Qui scorre l'Elba, ma è solo un modesto fiumiciattolo che mi indica la via verso di te, verso di te. Montagne alte, fitte di boschi, brulle e con strani contorni, graziose casine fatte non per starci, ma per essere drizzate e rovesciate in una cassa da gioco, tutte in fila lungo il fiume; qualche edificio orgoglioso scruta dall'alto in basso, dalle pendici del monte, quasi questa non fosse casa sua. Uno di questi è isolato su un colle, un castello o un convento o qualcosa del genere. In realtà non me ne importa nulla. A sinistra c'è Bodenbach, a destra Tetschen e nel mezzo due ponti: uno per le ferrovie e l'altro per i giovani pellegrini che vanno in visita dalle loro amanti.

Ho detto tante bugie negli ultimi tempi. Sono andato a Tetschen passando dal ponte, perché a Boden non c'è un caffè dove possa scriverti delle lettere. Devo rimanere qui fino alle due di notte, e sarò ad Amburgo solo martedì alle due e mezzo del pomeriggio, e non credo che riuscirò a vederti già martedì; perché io sono arrostito, o completamente cotto, cioè non proprio completamente ma a metà, come un roast-beef. Tuttavia, per tornare a Bodenbach, c'è una quiete domenicale piena di raccoglimento, e le campane suonano non so bene perché; le strade sono pulite, persone gentili, gli anziani mi paiono così come mi sono sempre immaginato Christian Fürchtegott Gellert, e i giovani così cordiali come se temessero ancora il buon Dio. In mezzo alla piazza c'è un edificio squadrato, di pietra, potrebbe essere il sepolcro di un re dell'antica Sassonia, ma di certo non lo è, né mi preoccupo di sapere cosa in effetti sia. Insomma, posso camminare e nessuno mi chiede chi mi ha regalato l'anello che porto al dito. No, non lo toglierò finché non avrò fatto ritorno a Vienna, dove non sono libero. Stavo per dirti che volevo assolutamente andare in un caffè, quando per strada ho visto una ragazza rosea e ben in carne, e le ho chiesto: «Bella signorina...» e non: «Mi permette, etc. etc.», bensì: «Sa dirmi dov'è un caffè?». E pensa un po', il caffè era esattamente nell'edificio davanti al quale mi trovavo, e la ragazza era la cameriera o figlia del padrone. È una stanzina con sedie e tavoli, io sono l'unico cliente e prima di avere un caffè ci vuole un quarto di secolo, con poco zucchero, poi: la mia piccola Martha dovrà mettermi più zucchero nel caffè; però il dolce è buono: ne mangio addirittura due fette, una per me e una per la mia piccola Martha. Adesso mi sbrigo e chiudo, altrimenti spenderò tutti i miei soldi al caffè: e tutte le belle cose che avevo da dirti dovranno restare ancora inespresse. Ma scommettiamo chi arriverà per primo da Martha, se io o questa lettera. Saremo entrambi sullo stesso treno, e poi inizierà la felicità, sublime, unica felicità di essere così vicino alla donna che si ama, e già ora mi abituo all'idea di quell'avvenimento; non riuscivo a crederci e ho provato l'angoscia di cui canta il poeta: «Mondo non tramontare». Ma ora addio mia dolce piccola Martha, a presto vederci, il tuo beato innamorato, Sigmund

Tetschen, domenica 16 luglio 1882

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Sigmund Freud (1856-1939) conosce Martha Bernays all'inizio degli anni Ottanta dell'Ottocento. Solo pochi mesi dopo averla conosciuta, Sigmund si fidanza con Martha, nonostante l'opposizione della famiglia di lei, che non vedeva di buon occhio quello che allora era solo uno studente di medicina all'università di Vienna e che poi, da neurologo, negli anni successivi diventerà il rivoluzionario padre fondatore della psicanalisi. Dopo un lungo fidanzamento, il 13 settembre 1886 Sigmund e Martha si sposano. E, a discapito della complessità delle relazioni amorose analizzate dallo psicanalista austriaco, il loro è un matrimonio felice, che dura più di mezzo secolo e che viene interrotto solo dalla morte dello stesso Freud, nel 1939. Dalla loro lunghissima relazione sono nati sei figli. Nel corso della loro vita insieme, prima da fidanzati e poi da marito e moglie, il padre della psicanalisi scrisse a Martha oltre novecento lettere, come quella che pubblichiamo in questa pagina, che risale all'epoca in cui Freud e la Bernays erano due giovani fidanzati.

La missiva è tratta dal volume «Lettere d'amore di uomini e donne straordinari», Piano B edizioni.

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