Sarà rinviata la scadenza, in calendario domani 30 aprile, per la presentazione dell'offerta vincolante su Alitalia da parte della cordata guidata dalle Ferrovie dello Stato: a 48 ore dal termine mancava ancora un 40% del capitale. Sono 5 mesi che le Fs stanno cercando di mettere insieme una compagnie azionaria, ma non ci sono ancora riuscite; le quote più o meno sicure sono il 30% alle stesse Fs, il 15% all'americana Delta, il 15% al ministero dell'Economia che trasforma in azioni 145 milioni di interessi sul prestito ponte di 900 milioni. A quest'ultimo è stata tolta la scadenza, esponendolo al rischio aiuti di Stato e rendendo illusorio il rimborso. Molti altri soggetti ipotizzati (Poste, Cdp, Fincantieri, Leonardo) sono via via sfumati.
La proroga dovrà essere formalizzata dall'amministrazione straordinaria, sentito il Mise di Luigi Di Maio; quanto alla durata del rinvio, il buon senso fa pensare a tempi successivi alle elezioni europee, mentre i commissari avrebbero più fretta, spingendo per un prolungamento tecnico di 1-2 settimane massimo. Anche perché la gestione sembra in affanno. In cassa c'è, sì, ancora la metà del prestito, ma essa contiene anche le entrate dei biglietti venduti per voli ancora da effettuare.
Gli occhi sono puntati sulla governance della «newco», la nuova società che rileverà gli asset da quella vecchia, lasciando i debiti al loro destino. Poco si parla di gestione, di piano industriale, di risorse. Le Fs hanno sempre detto che intendono fare un'operazione di mercato con ritorni industriali. Ci metteranno 300 milioni, valorizzando così la newco circa un miliardo: poco per un rilancio e per seri investimenti in flotta. La cordata rileverebbe quasi tutto l'attuale perimetro di Alitalia (handling compreso), senza tagli al personale, accontentando così la politica. Lo sviluppo sarebbe concentrato sul lungo raggio, sostituendo le tratte nazionali, ove possibile, con i Frecciarossa.
Ma quello che tutti si chiedono è: riusciranno le Ferrovie a trovare un socio per completare la squadra? Negli ultimi giorni è stato fatto, e poi smentito, il nome di Riccardo Toto, figlio di Carlo, fondatore di AirOne e socio di Alitalia-Cai. Ma Riccardo Toto viene ricordato soprattutto per aver tentato il risanamento della piccola compagnia Livingstone e per non esserci riuscito. Piuttosto, il nome di Toto potrebbe essere stato fatto circolare ad arte per forzare un po' la mano ad Atlantia, che è un'ipotesi molto più concreta. Al momento non risultano colloqui, e la posizione del gruppo controllato dalla famiglia Benetton è ferma alle parole dell'ad Giovanni Castellucci in assemblea: «Abbiamo talmente tanti fronti aperti che aprirne un altro particolarmene complesso non ce lo possiamo permettere». Ma il dossier Alitalia potrebbe invece essere aperto proprio per semplificare gli altri. Alcuni dei principali investimenti di Atlantia sono bloccati al ministero delle Infrastrutture (a cominciare dalla Gronda di Genova, valore 5 miliardi: basterebbe la firma del ministro), mentre è in corso un energico confronto sulla revoca delle concessioni. Ci potrebbero essere dunque significativi aggiustamenti se Atlantia facesse questo passo in direzione del governo.
Ci sarebbero comunque anche sinergie: a Fiumicino (gestito dalla controllata Adr) Alitalia è il primo cliente, anche se in declino al 28% rispetto al 50% di 10 anni fa, e il gruppo era già entrato in Cai, rimettendoci, alla fine, circa 200 milioni. Oggi la liquidità di Atlantia, tra cassa e linee di credito disponibili, ammonta a 3,5 miliardi di euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.