«Il patto di fiducia si è rotto, mai più con Giuseppe Conte». Se da una parte i Cinquestelle continuano la loro assemblea permanente, cercando di ricomporre in qualche modo lo scontro frontale tra governisti e sostenitori dello strappo, Lega e Forza Italia piantano i loro paletti. Di fronte ai possibili ripensamenti pentastellati, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini tornano a fare fronte comune e chiudono la porta a chiave. La linea è univoca: sì al Draghi Bis, ma no ai grillini. La loro partecipazione a un nuovo esecutivo è esclusa in via perentoria per la loro «incompetenza e inaffidabilità». Un «verdetto» che viene ribadito alla fine di un vertice in presenza dei due leader tenuto nel primo pomeriggio a Villa Certosa. Il comunicato finale redatto dai leader parla chiaro. «Il presidente di Forza Italia e il segretario della Lega hanno avuto un lungo e cordiale incontro. I leader del centrodestra di governo hanno esaminato e approfondito la situazione politica. Le nuove dichiarazioni di Giuseppe Conte - contraddistinte da ultimatum e minacce - confermano la rottura di quel patto di fiducia richiamato giovedì da Mario Draghi e alla base delle sue dimissioni. Salvini e Berlusconi confermano inoltre che sia da escludere la possibilità di governare ulteriormente con i Cinquestelle per la loro incompetenza e la loro inaffidabilità. I leader di Forza Italia e Lega, con il consueto senso di responsabilità, hanno dunque concordato di attendere l'evoluzione della situazione politica, pronti comunque a sottoporsi anche a brevissima scadenza al giudizio dei cittadini». Berlusconi e Salvini, peraltro, si tengono in costante contatto con i massimi dirigenti dei loro partiti. Il Cavaliere in mattinata si confronta via Zoom con Antonio Tajani e i capigruppo Anna Maria Bernini e Paolo Barelli.
Il Capitano, invece, nel tardo pomeriggio si collega, sempre attraverso Internet, con l'assemblea dei suoi parlamentari. Salvini in mattinata aveva già messo in chiaro il suo pensiero attraverso un video e un post pubblicato su Facebook. «Cinquestelle e Pd da tempo bloccano l'Italia coi loro litigi e le loro pretese, con crisi, richieste di poltrone, Ius Soli, droga libera o Ddl Zan: gli italiani non ne possono più, basta! Non se ne può più del teatrino di Conte, Letta, Di Maio che, mentre milioni di italiani hanno problemi e difficoltà veri, passano il tempo a litigare, a minacciare e ricattare. Parlano di ius soli, di droga, di ddl Zan e non di tasse, di lavoro, di sicurezza e di lotta all'immigrazione clandestina. Se volete andare avanti per altre settimane e per altri mesi a begare e litigare mentre milioni di italiani soffrono e hanno problemi veri, fatevi da parte. Conto che siano gli italiani a scegliere presto dei parlamentari seri, onesti, concreti e per bene». L'asse Lega-Forza Italia, insomma, resta saldo. E la posizione viene ripetutamente chiarita: su un nuovo governo Draghi nessuna preclusione, via libera anche ai dimaiani, ma mai di nuovo con i Cinquestelle. Piuttosto meglio andare alle urne e fare chiarezza.
La soluzione di continuità, i «tempi supplementari» suggeriti da Giancarlo Giorgetti, sarebbe naturalmente la benvenuta, anche per non rischiare di perdere i fondi del Pnrr o ritrovarsi a dover trattare su questioni vitali, come gli approvvigionamenti energetici, con un esecutivo depotenziato. Ma se si vuole far proseguire la legislatura è necessario farlo su presupposti nuovi. Certo il dibattito sull'opportunità o meno di tornare al voto non manca neppure dentro Forza Italia. E nel partito azzurro si apre un piccolo caso Gelmini. Nella giornata di ieri in una intervista il ministro degli Affari regionali e capodelegazione di Fi a palazzo Chigi, si dice convinta che i «partiti che hanno avuto il senso di responsabilità di far nascere il governo Draghi non dovrebbero porre condizioni ma assicurare un sostegno leale fino in fondo». Parole considerate «fuori linea», interpretate come un invito ad appoggiare un eventuale Draghi Bis a qualunque condizione, anche con i Cinquestelle di nuovo ai loro posti di combattimento.
Chi si assume l'onere della replica è il deputato e sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè: «La posizione di Fi è chiarissima ed è quella espressa da Tajani: non siamo noi che non vogliamo un governo con i Cinquestelle, ma è Draghi che ha detto che non si può governare con loro. Quella della Gelmini è una rispettabile posizione personale, non è la prima volta che si segnala per questo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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