Vespa libero non piace al Pd

A Porta a Porta l'intervista ai Casamonica. La sinistra insorge, ma i "suoi" conduttori portavano i boss in studio

Vespa libero non piace al Pd

Ne abbiamo viste tante ma sentire una serie di politici di seconda fila voler insegnare a Bruno Vespa come si deve fare il mestiere di giornalista è davvero troppo. Gente che non sa fare il suo di mestiere, prova ne è lo stato in cui sono ridotti il paese, il parlamento e i partiti, ha aperto ieri un processo politico contro il conduttore di Porta a Porta colpevole di aver ospitato in studio l'altra sera, nella puntata che ha inaugurato la stagione, i figli (incensurati) di Casamonica, il boss mafioso il cui funerale in pompa magna è stato il caso dell'estate.

Il Pd, che di cosche romane se ne intende al punto da averci fatto affari d'oro come si evince dalle carte dell'inchiesta «mafia capitale», chiede che del caso se ne occupi il Parlamento. Il sindaco(dimezzato) Marino, uomo senza vergogna, si dice scandalizzato: cosa grave, pretendo le scuse di Vespa a Roma, ha detto tralasciando che quel famoso funerale è avvenuto con la sua autorizzazione, o comunque sotto il suo naso, e che se c'era uno che avrebbe dovuto occuparsi del Casamonica (in vita) invece che lasciarlo spadroneggiare su un pezzo di città, questi è proprio lui.

In questi anni la tv ci ha propinato le peggio schifezze senza che la sinistra avesse nulla da obiettare. Anzi, spesso ha applaudito alla «libera informazione» di Santoro e compagnia che durante l'assalto a Berlusconi hanno portato in video, dal vero o in fiction, mafiosi conclamati (Spatuzza, quelli scioglieva i bambini nell'acido), pregiudicati figli di mafiosi (Ciancimino), escort e balordi a go go solo per screditare una parte politica. Qualcuno può obiettare: era tv privata, non servizio pubblico. A parte che la libertà non è privata né pubblica, ma è o non è, nella bacheca dei trofei Rai fanno giustamente ancora bella mostra le interviste di Enzo Biagi a Buscetta, cassiere della mafia, e a Sindona (il grande corruttore della finanza italiana) come quelle di Sergio Zavoli agli assassini di Aldo Moro e ai terroristi che insanguinarono l'Italia. A confronto i Casamonica sono niente, ma comunque parliamo di giornalismo di serie A.

Scandaloso non è mai l'intervistato, al massimo può esserlo lo spirito che anima l'intervistatore. Non è il caso di Vespa, il cui unico giudice è il suo pubblico, non il Pd o la politica che sul caso Casamonica hanno una coda di paglia assai lunga.

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