Ridiscutere tutto il pacchetto dei candidati alle prossime regionali in primavera. E arginare le pressioni di Fdi che «inizia a diventare un problema». «La partita è tutta aperta» dicono in via Bellerio, dopo il consiglio federale in cui Salvini ha iniziato a strutturare con dipartimenti la sua nuova Lega, commissariando nel frattempo gli organi della vecchia «Lega Nord». Il fulcro è però l'analisi del voto, soprattutto in Emilia Romagna, e le prossime decisioni da prendere con gli alleati. L'unica autocritica che i vertici leghisti fanno è quella di non riuscire a sfondare nell'elettorato cittadino: «Dobbiamo fare meglio nel dialogo con le grandi città» spiega Salvini, che annuncia per questo una serie di «incontri» nelle città, da nord a sud, «non comizi ma momenti di incontro, di confronto con categorie produttive, associazioni, commercianti, imprese», per capire come intercettare anche quel voto con cui la Lega fatica di più. Il resto della critica è rivolta agli altri, soprattutto a Forza Italia per il modesto risultato in Emilia Romagna e poi a Fdi, che inizia a diventare un competitor per la Lega e le cui richieste «rischiano di alterare il rapporto» raccontano dalla Lega.
Il nocciolo sono le caselle da riempire per le prossima tornata amministrativa, cioè i candidati in diverse città e sei regioni (Campania, Puglia, Marche, Veneto, Toscana e Liguria), con all'orizzonte nel prossimo anno due sfide grosse su cui la Lega vuole giocare la sua partita, Milano e Roma. «Stiamo già ragionando sia sui candidati che sul progetto e sul la squadra, sia a Milano che a Roma. Ho già fatto incontri diversi e riservati con diverse rappresentanze della società per muoverci per tempo» dice il leader leghista. Quanto alla sfida più prossima, quelle delle regionali, la partita è tutta «aperta» per Salvini. Tanto più, è il ragionamento leghista, che in Veneto Zaia è sostanzialmente autosufficiente, quindi l'attribuzione in Veneto del candidato alla Lega è quasi un favore agli alleati, non una casella da conteggiare nella «spartizione». Quanto al resto, per Salvini è tutto da ridiscutere. Prendersi la Toscana, dove - specie dopo l'Emilia Romagna - la sconfitta è più probabile, e lasciare a Fi e Fdi Puglia, Campania, Liguria e Marche dove invece si può vincere, è uno schema che va rivisto, per il leader leghista. Perciò Salvini punta a lasciare la Toscana ad altri, magari a Fdi, e prendere in cambio una regione del sud, area del Paese dove la Lega vuole crescere e non lasciare campo libero a Fi e Fdi.
Piani però che cozzano direttamente con quelli degli alleati, che danno già per fatto l'accordo su Stefano Caldoro in Campania (in quota Fi) e Raffaele Fitto in Puglia (quota Fdi). La questione verrà discussa a breve in un summit con Berlusconi e la Meloni. «Dobbiamo fare un altro incontro come centrodestra» dice Salvini, «a breve perché i tempi sono brevi, cercheremo i candidati migliori con la squadra più forte». Quali nomi? «Lo dirò prima a chi sarà seduto al tavolo con me, mi sembra quantomeno sgarbato anticiparlo ai giornalisti» svicola Salvini. Ma da Fdi si alza un muro. «Vedersi fa sempre bene, è sempre una cosa utile, ci aspetta un'altra importante campagna elettorale che dobbiamo saper affrontare nel migliore dei modi» risponde Giorgia Meloni che - dopo la fedeltà mostrata sostenendo la Borgonzoni - si aspetta altrettanto dalla Lega rispetto ai suoi candidati, ovvero Fitto in Puglia, e Francesco Acquaroli nelle Marche. Mentre per Forza Italia la candidatura di Caldoro non è in discussione. «È tutta una partita tra Lega e Fdi, per noi Caldoro è inamovibile» sostengono fonti vicine a Berlusconi, «anche perchè in Campania siamo il primo partito.
Molti leghisti in Puglia sono ex fittiani e per Salvini la candidatura di Fitto rappresenta un problema interno. E lì che chiederà un cambio, con quali compensazioni è tutto da vedere». La Lega potrebbe infatti offrire a Fdi la corsa in Toscana oppure la presidenza di una delle autorità in scadenza spettano all'opposizione.
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