"Vi spiego perché il primo premier donna non può che essere di destra"

A tu per tu con Sara Kelany, figlia di un egiziano, madre e avvocato, oggi in corsa con Fratelli d'Italia. È lei a spiegarci la visione del partito, entrando nel vivo delle questioni più dibattute.

"Vi spiego perché il primo premier donna non può che essere di destra"

"Sulla mensola del mio salotto il Corano è da sempre accanto alla Bibbia". Così Sara Kelany, classe 1978, madre e avvocato, cresciuta a Sperlonga, in provincia di Latina, e oggi in corsa con Fratelli d’Italia per un seggio alla Camera. Da suo padre egiziano ha imparato il valore dell’identità e nel partito guidato da Giorgia Meloni ha trovato una casa. Non c’è nessuna contraddizione in tutto questo, sottolinea poco prima di argomentare sulla bontà della proposta del "blocco navale" e spiegarci perché la prima premier donna non può che essere di destra.

Che legame ha con l’Egitto?
"Sono figlia di un egiziano immigrato in Italia alla fine degli anni 60, in Egitto ho i miei parenti, ho la cittadinanza egiziana e sono molto orgogliosa della mia origine".

Questo come si concilia con l’adesione a un partito che mette al primo posto gli italiani?
"Senza alcuna difficoltà, Fratelli d’Italia è un partito italiano e quindi lavora per il bene degli italiani, ma a casa nostra l’amore per la patria, qualunque essa sia, è un valore centrale".

Perché ha scelto proprio il partito del "blocco navale" per candidarsi?
"Non ho scelto il partito del blocco navale per candidarmi, appartengo a questo mondo da sempre, già al liceo coordinavo il movimento studentesco degli Antenati. Condivido tutto con questa comunità da quasi trent’anni, e posso dire che determinate posizioni, come quella del blocco navale, ho contribuito a elaborarle, essendo parte dell’ufficio studi del partito".

La vostra proposta è stata oggetto di ampie critiche…
"Di chi non si è preso neppure la briga di leggere il programma. Il blocco navale è l’unica soluzione per impedire le morti in mare, per interrompere la tratta di uomini, il business agghiacciante dei trafficanti e per garantire sicurezza in Europa. Dobbiamo mettere in piedi una missione europea, come peraltro ce ne sono già state, per impedire che i barconi salpino, tutto questo in accordo con le autorità degli Stati di provenienza".

Cosa ne pensa delle politiche migratorie promosse dal Pd?
"Le politiche migratorie del Pd sono miopi e fuorviate dall’ideologia. È evidente che l’Italia e l’Europa non possano reggere una pressione migratoria che si sta facendo di anno in anno sempre più gravosa. Tanto che l’Europa ci chiede di essere più rigorosi nel controllo delle frontiere. L’accoglienza deve poter garantire un futuro a chi arriva in Italia e in questo modo, invece, non accade".

Viviamo in una società ormai globalizzata, qual è il modello di integrazione che avete in mente?
"Tutto parte dal rispetto. La valorizzazione delle identità, dei modelli culturali di riferimento è uno strumento fondamentale. Vede, mio padre, musulmano, non ha mai avuto bisogno di nascondere ai miei occhi un crocifisso e, sulla mensola del mio salotto, il Corano è da sempre accanto alla Bibbia. Rispetto reciproco e riconoscimento dei rispettivi valori di riferimento, uniti alla volontà di arricchire la nazione in cui si è trovata accoglienza, sono alla base di un modello di integrazione vincente".

Il suo partito è sempre stato critico verso le quote rosa, eppure siete gli unici ad avere un leader donna…
"La nostra idea di pari opportunità è molto distante da quella di chi predilige declinare al femminile cariche o titoli. Le opportunità si garantiscono se vengono rimossi gli ostacoli in partenza, se si riconosce che uomo e donna sono differenti ed hanno differenti necessità, se si consente di essere madri senza dover rinunciare al proprio lavoro, se si garantisce il merito, se si definiscono in modo chiaro i diritti, come ad esempio quello ad avere uguali stipendi a parità di mansioni. Sono un avvocato e sono madre di tre figli, e mi creda: mentre nel mio partito tutto ciò non ha mai costituito un problema, perché per noi il punto di partenza è il merito, non posso dire di aver avuto sempre le stesse sensazioni nel mondo del lavoro, che per una donna, libera professionista, è ancora oggi una vera giungla".

L’ipotesi di un premier donna di destra ha mandato in cortocircuito le femministe impegnate, se l’aspettava?
"Sì me l’aspettavo. Il punto resta sempre lo stesso: il merito. Non servono le 'avvocate'".

Come risponde alle ripetute accuse di

fascismo mosse a Fratelli d’Italia?
"C’è davvero bisogno di rispondere? Sono accuse deliranti ed antistoriche, totalmente fuori dal tempo e dalla realtà, che tradiscono la debolezza del pensiero di chi le muove".

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