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"Vi spiego perché rischiamo il lockdown energetico"

Il presidente di Nomisma: "Senza gas russo e senza le trivelle bloccate dai 5s, anni per risolvere la crisi"

"Vi spiego perché rischiamo il lockdown energetico"

«Possiamo dire che siamo in un'economia di guerra». Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, non ha dubbi sulla criticità del momento e avverte: «Dobbiamo prepararci a misure da austerity come non abbiamo mai visto negli ultimi 50 anni».

Il Dl Aiuti non basta?

«No, il Dl Aiuti è il sesto pacchetto di una serie di misure che sono partite un anno fa, ma sono tutte solo misure tampone».

Un ritorno al voto può aggravare la crisi?

«Ora nessun governo è in grado di affrontare in maniera strutturale la crisi. Per farlo, servono anni».

Rischiamo davvero di ritrovarci con un lockdown energetico?

«È un rischio concreto. Se la Russia ci taglia tutte le forniture di gas, potremmo essere costretti per alcuni giorni a chiudere le scuole, gli uffici pubblici e le fabbriche, proprio come durante la pandemia».

Quanto manca per soddisfare il nostro fabbisogno energetico?

«L'Italia, con le rinnovabili, è scesa dall'80% al 74% di dipendenza dall'estero. Un risultato un po' misero dopo 30 anni di investimenti».

Quanto ci vorrà per diventare indipendenti dalla Russia?

«Quattro o cinque anni. Per il prossimo inverno abbiamo trovato delle alternative, anche con misure eccezionali come la riapertura delle centrali a carbone, solo per 15 dei 29 miliardi di metri cubi di gas che abbiamo importato dalla Russia l'anno scorso».

Quante sono le risorse naturali non sfruttate?

«Quelle accertate sono circa 100 miliardi di metri cubi di gas e ogni anno ne consumiamo 76, ma sono 30 anni che non facciamo ricerca. Ci sono centinaia di migliaia di metri cubi di risorse da usare, ma non riusciamo a sfruttare neanche le poche già scoperte».

E per il petrolio?

«Abbiamo il più grande giacimento su terra in Europa, quello in Basilicata, ma ha una produzione limitata che non arriva a 100mila barili al giorno. Abbiamo due giacimenti che potrebbero dare una produzione almeno tre volte superiore, ma non se ne parla perché in Italia tutti sono contro le trivelle».

Quali sono le criticità del Pitesai?

«Neanche l'arrivo della crisi ha modificato in maniera decisa la versione finale di questo disordinato e contraddittorio documento che blocca e riduce la produzione di idrocarburi, ciò che proponevano i suoi principali artefici, i Cinquestelle».

Perchè?

«Perché chi lo ha predisposto è convinto, secondo me a torto, che basti vietare la produzione di gas e petrolio per avere automaticamente il passaggio alle fonti rinnovabili. Se queste ultime ci fossero davvero, sarebbero sfruttate senza bisogno di divieti».

Cosa pensa del piano europeo per sganciarci dalla dipendenza del petrolio russo?

«Penso male perché noi abbiamo bisogno di rimandare la chiusura delle centrali nucleari e aprire quelle al carbone.

Poi, ben vengano le rinnovabili, ma questo inverno avremo grandi problemi perché, in caso di ulteriori ritorsioni russe, passeremo dei giorni un po' più al freddo e con le luci un po' più spente».

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