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Viaggi, aragoste e hotel di lusso Gli scontrini "a sbafo" di Renzi

Il Fatto sulle indagini della Corte dei conti: a Firenze ha speso 600mila euro in pranzi e cene. Il ristoratore: "Era sempre qui, pagava il Comune"

Viaggi, aragoste e hotel di lusso Gli scontrini "a sbafo" di Renzi

Quanto a cene di rappresentanza e spese messe in conto alle finanze pubbliche Ignazio Marino non inventa niente. Un predecessore illustre, tra i tanti, è proprio il segretario Pd, Matteo Renzi, che non vede l'ora di vedere Marino lontano dal Campidoglio. Nei cinque anni alla guida della Provincia di Firenze, dal 2004 al 2009 prima di conquistare Palazzo Vecchio, Renzi ha curato molto la comunicazione e l'immagine da giovane leader rampante. E il budget dell'ente fiorentino gli ha dato una bella mano: una carta di credito con plafond mensile di 10mila euro, rimborsi spese anche con giustificativi non troppo dettagliati.

Nella montagna di carte (7,4 kg, per la precisione) portati ai magistrati dal «persecutore» del premier, il dipendente comunale Alessandro Maiorano (che lo ha denunciato, ed è stato controdenunciato da Renzi per diffamazione, prossima udienza il 13 novembre starring l'avvocato Carlo Taormina), ci sono scontrini e ricevute che raccontano una stagione fastosa a Firenze. Il mandato di Renzi è costato ai contribuenti fiorentini circa 600mila euro solo tra viaggi, ristoranti, regali e ospitalità. Anche per lui, come per Marino, c'è l'immancabile viaggio negli States, tappa imprescindibile per gli amministratori italiani. Nel 2007 la trasferta costa 26mila euro, di cui 1.859 euro al Four Seasons di Boston e 2.130 euro al Fairmont Hotel Saint José, in California. Ma non è l'unico viaggio negli States, e nemmeno l'ultima spesa a stelle e strisce: tra gli scontrini raccolti dalla Guardia di finanza anche 7,5 dollari per due caffè espressi a Chicago, 87,8 per quattro «aragoste in gratin», 36 dollari per una colazione da Starbucks. In tutto i viaggi americani costano 70mila euro.

Poi, rientrato a casa, per il presidente Renzi non c'era che l'imbarazzo della scelta tra migliori indirizzi della gastronomia fiorentina: 1.300 euro alla pasticceria Ciapetti, 1.855 euro alla Taverna Bronzino, 1.050 euro da Lino e 1.213 al Cibreo, 1.440 euro alla fattoria Castello di Verrazzano (un agriturismo), alla Trattoria «I due G» ordina un Brunello di Montalcino da 50 euro e una fiorentina da 1,8 kg. C'è anche un hotel a Firenze, l'«Helvetia e Bristol» dove Renzi spende 184 euro, pur vivendo a pochi chilometri da lì. Con i soldi della Provincia è stato sottoscritto dal 2007 al 2009 anche un abbonamento Sky (cinema, sport e calcio) «in uso esclusivo al suo presidente Renzi». Spese ritenute, però, «effettuate durante il mandato» e dunque perfettamente giustificate.

Meno dettagliato è il periodo di Renzi sindaco di Firenze. Palazzo Vecchio, a esplicita richiesta, non fornisce informazioni. Le spese però sono «al vaglio dei magistrati contabili» scrive sul Fatto Davide Vecchi, autore anche di un libro-inchiesta su Renzi, L'intoccabile . Nel frattempo aggiunge qualcosa uno dei ristoratori che accoglievano spesso tra i loro tavoli il sindaco Matteo Renzi. «Matteo era sempre qui - racconta Lino Amantini, proprietario del ristorante “Da Lino” - mai solo, portava la qualunque. Amici, familiari. Ricordo benissimo che tre giorni prima di avere l'ultimo figlio venne con l'Agnese qui, aveva il pancione. Sa quante tavolate, feste, pranzi e cene di lavoro qui dentro?». La fattura, tutte le volte, veniva saldata dal Comune di Firenze. Un affarone per i ristoratori. E infatti, «da quando Matteo è andato a Roma m'è calato parecchio l'incasso». Fosse stato debole (e inadeguato come sindaco) al pari di Marino sarebbero stati guai.

Ma è Renzi.

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