La linea dura di Papa Francesco nella lotta alla pedofilia viene apprezzata dai vescovi italiani: il Pontefice argentino «ha portato ad esecuzione» ciò che già Benedetto XVI aveva fatto sul tema, tanto che «il tiro si alza in maniera bella e chiara. Ma attenzione: è sbagliato pensare che la pedofilia sia un problema solo della Chiesa, dei preti, dei vescovi». Ad alzare il tiro è monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, numero due dei vescovi, secondo cui gli Stati farebbero ben poco nella lotta alla pedofilia e agli abusi sessuali.
«La Chiesa con grande coraggio sta dicendo cosa bisogna fare di fronte a questa piaga - ha detto il vescovo pugliese - ma in Italia esiste quello che enfaticamente viene chiamato turismo sessuale e che sappiamo essere pedofilia e cosa hanno fatto tutte le organizzazioni? Niente! Le agenzie continuano a organizzare viaggi e li mettono nel fatturato. Di questo non se ne parla proprio».
È, dunque, anche la giornata della difesa. Giusto condannare chi risulta colpevole, ma non altrettanto è generalizzare e dimenticare che il fenomeno sia globale. Ne sono una prova, in tal senso, i numeri: l'80% dei pedofili (di quelli denunciati) sono familiari o amici stretti; a seguire troviamo le persone che operano in ambienti scolastici, associazioni sportive, e le categorie professionali. Solo in una piccola percentuale (al di sotto del 5%) sono sacerdoti. «La pedofilia è un crimine e non c'è nessuna possibilità di sottovalutarlo, né di passarla liscia. La Chiesa con grande coraggio sta dicendo cosa bisogna fare di fronte a questa piaga - ha aggiunto monsignor Galantino - ma è sbagliato pensare che riguardi solo i preti e i vescovi. La Chiesa fa bene a guardarsi all'interno, e sicuramente andrà avanti, ma stiamo attenti a non favorire zone franche». Per il numero due dei vescovi italiani, dunque, «è vero che in mezzo ai preti c'è qualche pedofilo, ma aspetto il giorno in cui altre categorie prenderanno provvedimenti, in cui i governi interverranno». «Sono tutti felici se un prete, meglio se vescovo, viene arrestato. E anche noi lo siamo, ma mi chiedo se lo stesso accada nel resto della società».
A suscitare polemiche erano state anche alcune dichiarazioni del cardinale australiano George Pell, nominato dal Papa a capo del superministero economico, che in una recente intervista aveva invitato a non generalizzare e a non criminalizzare la Chiesa intera. «Se un camionista molesta una donna - aveva detto Pell - il responsabile di tale crimine è lo stesso conducente, non l'intera compagnia dei trasporti. Allo stesso modo avviene con la Chiesa, che non è responsabile per le azioni dei singoli suoi membri». Intanto si difendono dalle accuse l'ex Nunzio a Santo Domingo e il vescovo rimosso in Paraguay. «Wesolowski si dichiara innocente e nega le accuse di abusi e di possesso di materiale pedopornografico», fanno sapere dai Sacri Palazzi. Ma le indagini evidenziano migliaia di file a contenuto pornografico scovati nel pc personale dell'ex Nunzio. «Il Papa soffre per questa situazione - riferisce uno dei collaboratori di Bergoglio - ma dopo aver visionato il dossier sul nunzio a Santo Domingo è rimasto scioccato e nel giro di pochi giorni ha fatto rientrare a Roma il vescovo».
Si difende e anzi accusa anche il vescovo rimosso in Paraguay.
In una lettera indirizzata al prefetto della Congregazione per i vescovi, cardinale. Marc Ouellet, Rogelio Livieres Plano definisce «nfondata e arbitraria» la decisione del Vaticano. «Accetto questa decisione - si legge nella missiva - ma il Papa dovrà render conto a Dio più che a me».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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