Politica

Allarme astensione. "A non votare sono le fasce più fragili della popolazione"

Il sondaggista di Tecnè Carlo Buttaroni analizza i risultati dell’ultima tornata elettorale dove a recarsi alle urne sono stati quasi esclusivamente i più ricchi

Vince l’astensione, ma a non votare sono soprattutto i ceti bassi

A vincere nell’ultima tornata elettorale è stata l’astensione e non solo per quanto riguarda i referendum, ma in particolare alle amministrative. Non che in passato i numeri di chi non si recava alle urne fosse basso, ma i dati della scorsa domenica sono molto preoccupanti, poiché si è votato meno dell’ottobre scorso, quando tutti erano convinti che si era raggiunto il livello massimo di astensione e si poteva solo risalire. Carlo Buttaroni, noto sondaggista e presidente della società Tecnè, ha analizzato su Il Sussidiario.net il voto del 12 giugno evidenziando un aspetto interessante. “A non votare – ha dichiarato Buttaroni – sono state le fasce più fragili della popolazione. Nove su dieci di coloro che hanno redditi bassi sono rimasti a casa. Vale anche per precari e disoccupati”.

A Palermo, per esempio, si è recato alle urne il 22% dei redditi bassi, il 49% dei redditi medi e il 55% di quelli alti. A Genova il 27% dei redditi bassi, il 48% di quelli medi e il 53% di quelli alti. Facendo una media nazionale il rapporto è il seguente: in Italia la scorsa settimana ha votato il 13% dei redditi bassi, il 24% dei redditi medi, il 32% dei redditi alti. “Chi ha problemi nella quotidianità – ha spiegato Buttaroni – si allontana dalla politica, perché nella politica non trova risposte. Neppure negli amministratori locali, che in qualche modo dovrebbero essere percepiti più vicini nel dare sostegno. È un vulnus democratico”.

La crisi economica acuita prima dal Covid-19 e poi dalla guerra in Ucraina, secondo il sondaggista, ha reso ancora più evidente lo scollamento tra cittadini e politica, soprattutto di quella parte di popolazione che fa fatica a mettere insieme uno stipendio decente. Buttaroni si è soffermato anche sui risultati elettorali ottenuti dai partiti di centrodestra e di centrosinistra. “Fratelli d’Italia – ha detto – è la forza politica che esce meglio da queste elezioni, a conferma dei sondaggi che lo collocano in testa nei consensi nazionali. Anche i risultati della Lega confermano le dinamiche fotografate dalle indagini che annunciavano un ridimensionamento. C'è una buona tenuta di Forza Italia, nonostante le amministrative rappresentino un terreno insidioso. Il M5S è il maggiore sconfitto, mentre il Pd va abbastanza bene, nonostante l'astensione”.

Buttaroni ha analizzato anche la situazione relativa alle coalizioni storiche. I numeri dicono che il centrodestra quando si divide ha problemi seri e il risultato del primo turno di Verona ne è un esempio concreto. Ciò, in parte, vale anche per il centrosinistra, seppure se gli elettori fanno più fatica a riconoscere la coalizione, visto il ruolo spurio dei pentastellati. Il sondaggista ha fatto anche una previsione per il futuro. “In questo momento – ha concluso – il centrodestra raccoglie circa il 50% dei consensi, mentre il centrosinistra allargato si ferma intorno al 37-38%.

E non va fatto l'errore di farlo lievitare sommando le singole liste di queste comunali”.

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