Due adolescenti hanno denunciato di essere state stuprate da «uomini di pelle nera» a Milano e, in entrambi i casi, incalzate dalle domande degli inquirenti, hanno ammesso di essersi inventate tutto. Entrambe le vicende risalgono ad agosto e se n'è occupata il pm Antonia Pavan che ha trasmesso per tutte e due le ragazze gli atti al Tribunale dei Minori segnalandole come autrici del reato di «simulazione di reato». In un'occasione, una quindicenne ha raccontato alla Squadra Mobile di essere stata avvicinata in un boschetto nella periferia della città «da quattro uomini neri», uno dei quali, con maglia blu e jeans, è stato indicato come autore dello stupro. La visita a cui si è poi sottoposta al Centro antiviolenza della clinica Mangiagalli di Milano non ha rilevato lesioni evidenti, ma solo un suo stato di «prostrazione e tristezza». L'inchiesta ha poi fatto emergere che si era inventata tutto perchè temeva di essere rimasta incinta del suo ragazzo e, temendo l'ira dei genitori, ha voluto addebitare un'eventuale paternità a un immigrato che avrebbe abusato di lei.
Nel secondo caso, una ragazzina è andata direttamente alla Mangiagalli sostenendo anche lei di essere stata abusata da un immigrato di colore. Poi a un ispettore ha svelato che lo stupro era solo frutto della sua fantasia. Il motivo un rapporto, questo sì reale, con un ragazzo marocchino nei bagni di un bar.
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