
nostro inviato a Udine
"Intifada anche da noi". È scoppiata appena dopo le 20 la bomba proPal contro polizia e carabinieri. Sono le 20 quando il corteo di 10mila manifestanti arriva a piazza Primo Maggio a Udine. In un attimo l'aria si è incendiata, diventando quasi irrespirabile, tra cariche, lacrimogeni e fumogeni, transenne e i bidoni della spazzatura divelti. Un centinaio più violenti, volti coperti e aste delle bandiere lanciate a mo' di sfida agli agenti in tenuta antisommossa, che hanno risposto con gli idranti lanciati con due mezzi. A farne le spese sono stati due giornalisti, le cui condizioni sono gravi: Elisa Dossi di Rainews24, ricoverata con un trauma cranico per una sassata, e il collega inviato del Local team, che ha anche l'interessamento di uno zigomo, tanto da aver avuto bisogno di un consulto oculistico. Soccorsi dalla Sores Fvg, nessuno dei due sarebbe in pericolo di vita, ma è difficile ricostruire ancora la dinamica.
È bastato l'ordine di caricare la polizia e forzare il blocco per cercare di raggiungere il lontanissimo stadio Bluenergy a far scoppiare una manifestazione fino ad allora pacifica. I militanti più violenti sono stati fermati e arrestati, ad avere la peggio anche qualche militare, soccorso subito dopo essere rimasto ferito. "La nostra sicurezza e incolumità non è secondaria rispetto ai diritti di questi pseudo-pacifisti", è l'affondo del leader Sap Fvg Lorenzo Tamaro. Il gruppo che aveva tentato di rompere i cordoni di sicurezza in modo violento si è dileguato nel giro di un'ora. "La causa della Palestina per loro era solo un pretesto, sono solo brigate di violenti", tuona il ministro Paolo Zangrillo. "Al grido di Siamo tutti palestinesi si scagliano contro gli agenti, proprio quando dovremmo star loro più vicini", sottolinea Walter Rizzetto, coordinatore regionale Fdi in Friuli-Venezia Giulia. I sospetti si concentrano su un gruppo di black bloc provenienti dai Balcani, ma è presto per fare ipotesi.
Nel pomeriggio l'aria mefitica si era annusata con gli slogan urlati - Meloni fascista e assassina", "Israele distrutta", "Barghouti libero" - a contrastare una partecipazione variegata: uomini e donne, anziani e ragazzi, in mezzo a tante facce "di figli di papà, incerti e disperati con l'occhio cattivo", come li avrebbe definiti il friulano Pier Paolo Pasolini che questa gente la conosceva bene. C'è persino qualche bambino, tutti dietro la bandierona della Pace che certo non ha ovattato la vergogna degli slogan contro "chi rappresenta uno Stato genocida e di apartheid come Israele", dicono durante il corteo gli organizzatori del corteo promosso dal locale Comitato per la Palestina.
Ad accoglierli una Udine semideserta e blindatissima, negozi con le serrande abbassate, qualche kebabaro ne approfitta per vendere birra in bottiglia nonostante l'ordinanza antialcol. Lo schieramento impeccabile di polizia e carabinieri regge benissimo per tutta la sfilata: nessun incidente lungo tutto il corteo, con gli elicotteri a sorvolare il serpentone umano sommerso dalle bandiere della Palestina. "Free Gaza, Netanyhau criminale", urla al megafono una ragazzina, poco più avanti un ragazzotto che con la kefiah rossa si copre il volto orchestra il servizio d'ordine fatto di tante pettorine giallofluo con l'immancabile bandiera palestinese, poco lontano due osservatori di Human Right Watch prendono appunti.
La zona quasi davanti alla stazione dalle 16 si era riempita velocemente, più di 350 le sigle tra movimenti, collettivi e associazioni che si erano date appuntamento a Piazza della Repubblica. Poco lontano l'hotel Friuli che ha protetto la nazionale israeliana, coi cecchini sul tetto dell'albergo e un cordone di sicurezza a blindare pure lo stadio Bluenergy. "Fuori il sionismo dalla storia, fuori Israele dalla Fifa", un ragazzino avvolto in una bandiera israeliana imbrattata di sangue balla al ritmo dei tamburi che eccitano un gruppone di maranza, un altro antagonista distribuisce cartellini rossi per espellere Tel Aviv dalla Storia.
L'ubriacatura anti-Israele contagia anche Roma, Milano, Genova e Bologna, con i presidi ProPal sotto le sedi di Figc e Rai, nel mirino dei parlamentari Fdi della Vigilanza Francesco Filini e Esther Mieli contro l'inviato Jacopo Cecconi del Tg3 per la frase
"Speriamo che l'Italia elimini Israele almeno dal Mondiale". "Parole estrapolate", dicono i colleghi del Cdr. Ma basta più un collega maldestro di due feriti per infiammare un dibattito politico avvolto dai fumogeni di Udine.