Una doccia fredda per Joe Biden di ritorno dal viaggio in Europa. A un anno dalle elezioni di metà mandato la Virginia fa suonare un campanello d'allarme per il presidente e i democratici, clamorosamente sconfitti nelle elezioni per il governatore. Nonostante la campagna condotta da pesi massimi dell'Asinello come Barack Obama, lo stesso Biden e la sua vice Kamala Harris, in uno stato che nel 2020 l'attuale inquilino della Casa Bianca ha conquistato con oltre 10 punti su Donald Trump, il repubblicano Glenn Youngkin, candidato sostenuto dal tycoon, ha trionfato a sorpresa sull'attuale governatore Terry McAuliffe. Erano oltre dieci anni che la Virginia non eleggeva un governatore del Grand Old Party e il risultato dell'elezione, considerata un referendum sull'amministrazione Biden e sul suo partito, è un colpo devastante per il Comandante in Capo. A dire tutto sul suo stato d'animo è il suo volto desolato mentre scende nella notte dal Marine One nel prato della residenza presidenziale. Oltre che una minaccia per il controllo del Congresso nel novembre del prossimo anno, infatti, la sconfitta getta un'ombra anche sulle presidenziali del 2024. «Vorrei ringraziare la mia BASE per essersi fatta avanti e aver votato per Youngkin. Il movimento Maga (Make American Great Again) è più grande e più forte che mai, e Glenn sarà un grande governatore», esulta Trump.
Oltre alla débâcle in Virginia, peraltro, un altro colpo per i dem arriva dal New Jersey, dove la conferma dell'attuale governatore democratico Phil Murphy sul repubblicano Jack Ciattarelli appariva scontata. I due invece sono testa a testa e il vincitore verrà deciso probabilmente da una manciata di voti. E poi c'è il referendum fallito a Minneapolis per riformare radicalmente il dipartimento di polizia coinvolto nella morte dell'afroamericano George Floyd: gli elettori hanno bocciato l'idea di sostituirlo con un nuovo organo per la sicurezza pubblica concentrato più sul benessere, anche mentale, e sui servizi sociali. Una mazzata per le aspirazioni della sinistra progressista e del movimento Black Lives Matter, ma anche per le chance di portare a casa quella riforma a livello nazionale promessa da Biden e invece ancora impantanata in Congresso.
La batosta elettorale va ad aggiungersi al crollo di Biden nei sondaggi e allo sgambetto del senatore Joe Manchin, che ha fatto saltare (per ora) il tanto agognato accordo sul maxi-pacchetto welfare e clima, da cui dipende anche il piano sulle infrastrutture. Accordo che dopo mesi di duri negoziati tra i dem moderati e progressisti e il tentativo di compromesso al ribasso (da 3.500 a 1.750 miliardi), era considerato dal presidente a portata di mano. Se è vero che in Virginia sono state questioni locali come lo stato del sistema scolastico a impegnare gran parte dell'attenzione dei candidati, secondo gli esperti liquidare il risultato come una questione a sé stante sarebbe un errore. Alcuni temi, come il malcontento sulla ripresa dell'economia, la frustrazione per la gestione della pandemia da parte delle scuole e la sicurezza, sono presenti in tutto il paese.
E un peso rilevante è da attribuire alla perdita di fiducia di Biden e al suo fallimento nel mantenere la risicata maggioranza dem in Congresso compatta per far progredire la sua agenda economica e sociale, che invece è bloccata a Capitol Hill. In molti ritengono che a questo punto serva un cambio di passo radicale, altrimenti il rischio che l'anno prossimo l'Asinello perda il controllo di Camera e Senato sarà sempre più concreto.
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