Coronavirus

Ecco l'ultimo spettro: il lockdown di Natale. Conte: "Possibili restrizioni regionali"

Il virologo Crisanti: "Potrebbe essere necessario". Si rischia una catastrofe economica da almeno 40 miliardi. L'alt di Confcommercio: "No al terrorismo"

Ecco l'ultimo spettro: il lockdown di Natale. Conte: "Possibili restrizioni regionali"

Ci saranno solo due persone contente e una di loro è un personaggio di fantasia: Scrooge. L'altra, Joel Waldfogel, è un economista dell'università del Minnesota che da vent'anni produce studi sugli effetti perversi della spesa natalizia.

Se i virologi più pessimisti avessero ragione, il professor Waldfogel potrebbe presto avere un'opportunità di verificare concretamente le sue teorie: il Natale 2020 potrebbe essere a rischio coronavirus. A far tremare i polsi sono le parole del virologo che si è conquistato autorevolezza sul campo lottando contro l'epidemia in Veneto. «Un lockdown in Italia durante le feste di Natale - ha detto Andrea Crisanti a Rainews24 - potrebbe essere necessario per bloccare la diffusione del coronavirus e aumentare l'efficienza del tracciamento dei contagi». Il direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell'università di Padova si è detto preoccupato dalla scarsa capacità di isolamento che il sistema sta dimostrando: «Riusciamo a mettere in quarantena solo il 5% dei positivi».

Una critica sensata, ma subito passata in secondo piano dopo che Crisanti ha ipotizzato una prospettiva dall'impatto inimmaginabile sul Paese, citando la parola magica «Natale». Tanto che il premier Giuseppe Conte, tornato in «modalità rassicurante» da quando ha ottenuto la nuova proroga dello stato di emergenza, si è sentito in dovere di frenare: «Non faccio previsioni per Natale. In questo momento prendiamo le misure più idonee per prevenire il lockdown». Ma il premier non ha del tutto spazzato via il rischio, si è premurato di scrollarsi di dosso la responsabilità: «O vinciamo tutti o perdiamo tutto, non dipende solo dal governo», ha sottolineato il presidente del consiglio. Per poi però affermare di aver dato ai «presidenti di Regione la possibilità di misure restrittive non appena si presentasse la necessità».

La verità è che la bestia della paura, fomentata sì dai dati preoccupanti, ma anche dall'allarmismo di governo proseguito anche quando di virus ce n'era ben poco, è ormai scatenata e controllarla non sarà facile. A rendere molto improbabile un nuovo lockdown, soprattutto a Natale, c'èperò lo stato penoso dell'economia italiana, se si guarda a quanto vale il cosiddetto Pin, il prodotto interno natalizio. In un vecchio studio, Waldfogel piazzava l'Italia al terzo posto tra i Paesi Ocse, dopo Norvegia e Regno Unito, per consumi pro capite legati al Natale. Da allora, la spesa si è diluita nel tempo, anche a causa del Black Friday. «Ma per noi va considerata comunque spesa natalizia», dice al Giornale Maurizio Bella, direttore dell'Ufficio studi di Concommercio che stima in circa 40 miliardi il valore dei consumi aggiuntivi di dicembre rispetto alla media degli altri mesi, di cui 30 derivanti da tredicesime e risparmi messi da parte dai lavoratori autonomi in vista delle feste. Tanto vale dunque il Natale per la nostra asfittica economia. «E quest'anno forse anche di più -spiega Bella- perché gli italiani hanno già una quota di liquidità indesiderata derivante dagli effetti dell'epidemia. Non bisogna fare nulla: i consumatori sono perfettamente in grado di liberarsi della liquidità in eccesso. Se invece si fa terrorismo, magari colpendo a caso i ristoranti, dove il distanziamento è garantito, si rischia un grave danno al Paese. Un nuovo lockdown sarebbe un disastro».

Ma c'è davvero il rischio? Probabilmente no, perché non ce lo possiamo permettere. Ma non si sa mai. Di sicuro meglio non chiedere certezze ai virologi. «Il rischio c'è, ma possiamo evitarlo» dice Fabrizio Pregliasco.

Lockdown sotto l'albero? «Macché» taglia corto Giorgio Palù. Sfere di cristallo ne abbiamo?

Commenti