Roma Vale più di tante parole il silenzio del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, sul caso Banca Etruria nella conferenza stampa di ieri al termine del G7 finanziario di Bari. Il titolare politico della materia non si è mai espresso sulla materia e anche in Parlamento si è sempre limitato a parlare dei provvedimenti di ristoro degli obbligazionisti subordinati. Non c'è da meravigliarsi: il titolare del dicastero di Via XX Settembre ha sempre avuto un atteggiamento market friendly e ha sempre evitato accuratamente di interferire, sebbene sull'accettazione della draconiana normativa europea in tema di risoluzioni bancarie non sia esente da responsabilità.
Ma quel silenzio ha anche un altro significato: evidenziare come sia stata soprattutto la fazione renziana a brigare per salvare la banca della quale per un breve periodo è stato vicepresidente il padre del sottosegretario Maria Elena Boschi, «accusata» dall'ex direttore del Corriere, Ferruccio De Bortoli, di aver cercato di convincere l'ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, ad acquistare l'istituto periclitante. Ieri con un'intervista alla Stampa, il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha ammesso di essersi interessato alla questione della banca aretina. «Ho chiamato Caselli (ex presidente di Bper) e ho chiesto informazioni sulle intenzioni di Bper per Etruria. La risposta fu che era stata esaminata ma che avevano deciso di non andare avanti», ha dichiarato. Insomma, un altro esponente renziano tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015, contestualmente al varo della riforma delle Popolari, cercò di trovare un cavaliere bianco. Ricerca difficoltosa perché anche la Popolare dell'Emilia Romagna si chiamò fuori.
Ecco, in quel periodo, precedente il commissariamento di Bankitalia dell'istituto, una parte fondamentale di un governo, a fortissima presenza toscana, cercava di interloquire con il mondo della finanza sovrapponendosi (se non alla fine ostacolando) gli stessi advisor di Banca Etruria. Lo avrebbe fatto Boschi, secondo quanto riferito da de Bortoli, e lo avrebbe fatto anche Delrio. Due personalità che fanno direttamente riferimento al segretario Pd, Matteo Renzi.
Sull'argomento ieri è intervenuto anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, proprio al G7 di Bari. Interpellato sugli sviluppi della vicenda, ha dichiarato: «La sola cosa che posso dire è che tutto quello che leggo sui giornali che riguarda la Banca d'Italia o è falso o è privo di fondamento, ed è un peccato per i media italiani». Il numero uno di via Nazionale ha sostanzialmente stigmatizzato alcune ricostruzioni giornalistiche. In particolare, quella secondo la quale tutto il direttorio di Bankitalia sarebbe stato avvicinato da esponenti vicini all'imprenditore Flavio Carboni, direttamente interpellato a fine 2014 da Pier Luigi Boschi, padre del sottosegretario ed ex vicepresidente. Così come non ha gradito le ricostruzioni in base alle quali Banca Etruria avrebbe organizzato abboccamenti con Veneto Banca, proprio per trovare un partner più disposto a concederle quell'autonomia che Palazzo Koch voleva negarle.
È fuor di dubbio che Visco, in questo modo, abbia anche attaccato tanto Renzi quanto Maria Elena Boschi che nelle loro interviste hanno sempre adombrato presunte omissioni di Bankitalia e Consob sulla vicenda. Visco ha tenuto il punto anche perché il suo mandato scade proprio quest'anno.
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