"Visite al telefono? A volte ci bastano. Chiediamo il test soltanto se serve"

Il presidente dei pediatri: "Abbreviare i tempi sui risultati"

"Visite al telefono? A volte ci bastano. Chiediamo il test soltanto se serve"

Le mamme si mettono in coda al pronto soccorso pediatrico perché il bambino ha 37,5 di febbre e il naso che cola. Le sale d'attesa degli studi pediatrici sono piene. Ora arrivano anche le code ai drive through davanti agli ospedali.

L'autunno dei bimbi racconta di una confusione infinita. E di una zona d'ombra in cui diventa difficile fare una diagnosi che non sia Covid e visitare di persona un bambino senza che abbia fatto prima il tampone.

Dottor Paolo Biasci, presidente della federazione italiana dei Medici pediatri, in questa confusione e con questo effetto imbuto nella richiesta di tamponi, pensa ci sia il reale rischio di rimandare troppo le diagnosi di altre patologie?

«Mi rendo conto che in queste settimane la capacità di diagnosi di noi medici è messa duramente alla prova. Ma alle famiglie chiediamo un atto di fiducia, come del resto abbiamo sempre fatto in passato».

Però è vero che tanti pediatri visitano i bambini solo al telefono?

«Il pediatra valuta, in base ai sintomi del bambino e alla descrizione della mamma, se è il caso di procedere con un appuntamento o meno. Ci rendiamo conto anche solo parlando se è il caso di approfondire o se si tratta di un semplice raffreddore o male di stagione. Ma preciso che questo avveniva anche prima del Covid, è normale, non è certo dettato dal periodo. Molti casi sospetti li identifichiamo al telefono e procediamo con la richiesta del tampone per accelerare i tempi».

Dura far capire a una mamma che il figlio non verrà visitato di persona.

«Si ma certi allarmismi non hanno fondatezza. Noi medici sappiamo fare il nostro mestiere».

Ai drive through bambini si ritrovano in auto per ore in coda per aspettare il risultato del tampone. E se ne stanno lì con la febbre.

«Stiamo cercando di oliare al meglio il sistema dei controlli, soprattutto in vista dell'autunno. La situazione non è la stessa ovunque. Dipende da regione a regione e da Asl a Asl. L'importante, per soddisfare tutte le richieste, è abbreviare il più possibile i tempi fra la richiesta del tampone e la risposta sul risultato. A volte ce la facciamo entro le 48 ore, che è un tempo che anche noi pediatri abbiamo definito accettabile. Altre volte ci vogliono giorni. Il problema è che ai bambini e ai ragazzini serve il risultato per poter essere riammessi a scuola e quindi anche per permettere ai genitori di rientrare al lavoro. Per questo il tampone va chiesto quando è necessario, senza eccedere».

Quando va fatto il certificato?

«Quando c'è un sintomo, ci vuole il tampone. Se è positivo, segue la sua strada. Se è negativo, il pediatra non fa un certificato, ma un attestato in cui afferma di aver eseguito il percorso assistenziale».

A breve ci saranno anche le code per i vaccini anti influenzali. Cosa consigliano i pediatri?

«Ovviamente andranno fatti ai bambini con patologie croniche ma quest'anno sono fortemente consigliati per tutti i bambini perché aiuteranno ad attutire la diffusione del

virus. Come sappiamo i bambini sono un veicolo per la diffusione del Covid. La vaccinazione antinfluenzale è gratuita e fortemente raccomandata per gli over 60 e i bambini, come specifica anche la circolare ministeriale».

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