Non uccidere. Che sia Esodo (20, 13), il Vangelo di Matteo (5, 21-22) o il più sommo dei comandamenti dell'umanità, poco cambia. Mentre tutto può cambiare quella decisione della Corte d'appello di Londra che respinge il grido di dolore di una madre e come la più crudele delle parche ordina di tagliare il filo che tiene la sua famiglia aggrappata alla speranza e Archie alla vita. Quella che il dodicenne s'è giocato nella follia di una micidiale sfida su TikTok finita, a meno di un miracolo, tragicamente. Ma come escluderlo? Come si può non credere a una mamma che giura di aver sentito la manina del figlio stringere la sua e gli occhi aprirsi anche solo per un attimo di fronte al suo volto. Quale diritto ha una Corte di stabilire la sua morte e autorizzare i medici che lo hanno in cura (e che dovrebbero averne cura) a «staccare la spina». L'orrenda metafora di una società che ormai serva della tecnica, come ci aveva ammonito l'inascoltato Martin Heidegger, parla della nostra vita e della nostra morte come di un circuito da accendere o spegnere. Quasi che la mano di un elettricista potesse sostituirsi a quella di Dio. Qualunque forma Egli intenda assumere, sia pure quella di una natura con cui filosofi, scienziati e atei talvolta spiegano l'infinito universo, ma per la quale la vita di un bambino è altrettanto sacra e intoccabile. E come si può ascoltare quella mostruosità pronunciata dai giudici che, riprendendo la relazione dell'ospedale, assicurano di autorizzarne la morte proprio «nel miglior interesse» del bambino. Ma come si fa a dirlo, come si fa a stabilirlo, come si fa a pensarlo. L'interesse del bambino? Ma guardate la sua foto. Che mostruosità è un giudice che si assume l'insostenibile responsabilità di interrompere una vita, sia pur essa dormiente. Magari solo momentaneamente.
E come non ascoltare una madre che implora, come non stravolgersi davanti a un padre il cui dolore è così grande da spezzargli il cuore in un infarto. Sarà pur morto il piccolo Archie. Ma non sia una Corte di tribunale a deciderlo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.