L'analisi del G

La vita in chiaroscuro dell'insalata bionda. La chiave rinascimentale per svelare la Ferragni

Un accademico di letteratura cinquecentesca racconta la "rivoluzione gentile" di Chiara e le altre. Il segreto è nell'abilità narrativa più sofisticata di quanto si pensi e un modello femminile antico

La vita in chiaroscuro dell'insalata bionda. La chiave rinascimentale per svelare la Ferragni

Pochi giorni fa al Quirinale il Presidente Mattarella ha invitato dodici dei maggiori giovani influencer italiani (ognuno di loro con circa un milione di follower!) cui aveva affidato l'incarico di raccontare alcuni articoli della Costituzione in modo short, con brevi affermazioni creative com'è d'uso nella rete per poterli poi postare sul sito del Quirinale: tutto questo accadeva mentre intellettuali snob e salottieri, opinionisti e giornalisti stavano, non si sa in base a cosa, recitando compiaciuti de profundis sulla fine imminente di social e influencer. Il saggio (e ottuagenario) Presidente aveva all'opposto, come sempre, capito tutto: quel mondo non solo non sta per scomparire ma deve stare al centro dell'attenzione di chi ha responsabilità politiche e formative. Con la ormai imminente irruzione dell'Intelligenza artificiale il dado è tratto: i social e tutto il mondo che vi è connesso dilagherà in modo ancora imprevedibile ma sicuramente con un impatto non immaginabile nelle nostre vite ben più di adesso. Nessuno può ignorarlo e, per parafrasare la serie Tv Il trono di spade, un nuovo mondo sta arrivando. Arriverà velocemente, con i suoi barbari e le sue armate e travolgerà tutto. Per questo mesi fa ho lavorato a un libro (uscito il 6 febbraio scorso) con cui, da vecchio professore di letteratura rinascimentale ma curiosissimo del nostro presente, tentavo di indagare i nuovi linguaggi e i nuovi varchi che stavano aprendosi ovunque. L'ho fatto scegliendo di partire dall'esempio più emblematico e controverso ovvero da Chiara Ferragni (La rivoluzione gentile. Come Chiara Ferragni ha cambiato il nostro tempo, Milano, Piemme, 2024): il libro è stato scritto prima delle note vicende giudiziarie (su cui potranno dire qualcosa di sensato solo i giudici che stanno indagando per altro su un terreno del tutto senza leggi precise e non certo gli avvoltoi che oggi si aggirano sui Ferragnez e il loro mondo). Ma, di là dalle vicende giudiziarie, il poderoso e straripante successo mondiale di Ferragni andava esplorato per tentare di comprenderlo nella sua unicità: per dire, gli ultimissimi dati ci informano che, oggi, nonostante tutti gli attacchi e le diffamazioni che sono circolate, Chiara Ferragni ha al suo attivo più di 29 milioni di follower e in realtà ne ha persi una cifra risibile (anzi due giorni fa ha aperto un nuovo canale Telegram che in poche ore ha visto 40mila iscritti!). Come mai? Perché accade questo e cosa è il segreto di Chiara e del modo con cui il suo uso dei social si è imposto in modo travolgente fin dal 2009? Quando appunto in Italia nessuno quasi conosceva le potenzialità di Instagram e Chiara invece lo ha trasformato nel social più noto cui affidare, con strategie ben studiate, il suo ruolo nel nuovo mestiere di influencer, ruolo per altro da lei di fatto inventato in Italia (e che appunto persino Mattarella oggi ha sdoganato). Una prima risposta è molto singolare: mentre tutti accusano i social di essere il luogo della violenza verbale, dell'odio e della superficialità, Chiara Ferragni ha raggiunto quasi trenta milioni di follower usando l'arma della bellezza, dell'eleganza, dello stile, della buona educazione (così da divenire in breve tempo l'icona dei maggiori stilisti e di celebri case di moda e di accessori). Come dire: non è lo strumento che è sbagliato ma è il modo di usarlo che è decisivo; Chiara ha dimostrato che si può avere un successo straordinario senza ricorrere ad arroganza, odio, invidia sociale, anzi fino a fondare un suo personale e notissimo brand. Un bell'esempio per i tanti giovani che vogliono emergere nella rete con loro idee. Altra risposta che ho individuato (e che proviene dal mio essere un professore di letteratura) e che considero decisiva: Chiara Ferragni ha saputo impostare una vera e propria narrazione capace di dialogare con gli esempi dei generi letterari più amati (l'autobiografia ad esempio) e con le narrazioni della grande narrativa popolare contemporanea (per lo più frutto di donne scrittrici in tutto il mondo) e della stessa serialità televisiva. I suoi reel non sono una accozzaglia di tratti di vita e promozioni messi lì a casaccio (come spesso influencer più sprovvedute fanno) ma seguono strategie narrative molto sofisticate (storie e post privati di figli, famiglia, amici, viaggi, alternati con promozioni ben selezionate dei marchi di cui è testimonial) in cui le radici letterarie e narrative risultano decisive. Tante ragazze belle e bionde tentano di farsi largo senza riuscirci: a Chiara è riuscito perché lo sfondo culturale/letterario è risultato decisivo. La letteratura e la cultura che sembravano essere uscite dalla porta sono rientrate dalla finestra nelle narrazioni della più importante influencer. Quando, poco dopo il Covid, Chiara visitò il Museo degli Uffizi e postò una sua ormai celebre foto con, sullo sfondo, la Venere di Botticelli ottenne in un colpo solo molti risultati cui nessuna influencer aveva ancora pensato: innanzitutto contribuì a rendere centrale l'omaggio alle bellezze dell'arte italiana in un grave momento di crisi dei Musei dopo l'epidemia (fece altri post importanti successivamente in altri luoghi d'arte). E poi, nella posa autoironica in cui si esibiva in gara e in gioco con la Venere di Botticelli, metteva in soffitta in un colpo solo l'idea logora della bellezza cosiddetta mediterranea, bruna e formosa (di origine tutta novecentesca e cinematografica), per rilanciare il modello della bellezza femminile ideale rinascimentale e italiana, celebrata dai più famosi pittori del tempo, ovvero la donna bionda, chiara, eterea e maliziosa al tempo stesso, quasi minuta di forme, come le ninfe o le Veneri dipinte appunto dai nostri artisti rinascimentali (o dai più recenti preraffaelliti) o come le donne cantate dai nostri poeti più celebri (pensate a Laura di Petrarca o a Beatrice di Dante). Il blond power era arrivato con Chiara e attraverso un sofisticato e abilissimo richiamo alle radici della originaria e ideale bellezza italiana, quella rinascimentale dei Botticelli, dei Raffaello o dei Tiziano. Qualche nebbia allora si dirada: Chiara Ferragni non è una influencer qualsiasi ma è una donna capace di arricchire e rendere originale il linguaggio dei social ricorrendo proprio a quelle armi culturali ed estetiche che qualcuno si ostina a considerare estranee alle nuove frontiere della comunicazione. Soprattutto noi insegnanti dovremmo interrogarci e dovrebbero farlo opinionisti, giornalisti, politici di ogni colore: io ho parlato di Chiara Ferragni ma ovviamente volevo alludere a tutto ciò che lei riassume simbolicamente e che avanza e che avanza a prescindere dalle nostre volontà. Dobbiamo fare tutti come il Presidente Mattarella: non demonizzare, non rimanere ancorati ai bei tempi andati (ma erano poi così belli?) e tentare invece di capire e approfondire i nostri tempi. Il passato non ha alcun valore se lo amiamo solo come rifugio o via di fuga nostalgica da un presente che non ci piace. Il passato va richiamato una volta che ci sia chiaro quale futuro vogliamo davvero costruire per noi e per i nostri giovani, una volta che abbiamo fatto di tutto per non sfuggire dalle responsabilità del presente: allora sapremo quale passato interpellare e in che modo perché davvero ci aiuti a illuminare ciò che tumultuosamente e forse anche drammaticamente ci si parerà dinnanzi.

Vedi un po' dove ci ha portato il parlare non superficialmente e non astiosamente di Chiara Ferragni: le bionde trasparenze sono solo la punta di un iceberg che nessuno può più ignorare.

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