Silvio Berlusconi racconta che quest'anno non è stato un assiduo spettatore del Festival di Sanremo, ma per quel poco che ha visto gli è sembrato diverso, contagiato da quel brutto vizio che è l'ideologia. Un vizio che, a suo parere, ne ha cambiato lo spirito e ne ha abbassato la qualità. Né va dimenticato che il Festival ha avuto un taglio politico che ha caratterizzato l'intera settimana prima del voto. In questa intervista il Cavaliere ci tiene a precisare che il suo è un diverso parere, una riflessione e basta. Nessuna voglia di censura. Non sarebbe da lui. E parte proprio da Sanremo la sua disamina dei problemi che riguardano il Paese nel giorno in cui gli elettori decideranno il governo di due Regioni importanti come la Lombardia e il Lazio.
Presidente, per una settimana si è parlato solo di Sanremo. Non le pare che pure in questa edizione il Festival abbia avuto un'impronta politicizzata sul versante della sinistra, tanto più grave se si pensa che si è svolto nell'ultima settimana di campagna elettorale?
«Quest'anno ho avuto ben poco tempo per seguire il Festival di Sanremo. Mi dispiace però che non da oggi questo grande evento televisivo abbia cambiato pelle. Da manifestazione pensata per valorizzare le splendide canzoni italiane si è progressivamente trasformata in un evento dai connotati ideologici, nel quale non fa notizia la musica ma piuttosto una serie di provocazioni legate all'attualità, tutte orientate in un modo che dispiace ad almeno la metà degli italiani. Devo dire che, nonostante alcuni interpreti siano di ottimo livello, a questo complessivamente corrisponde anche un declino della qualità media delle canzoni in gara. Naturalmente è giusto e doveroso che la televisione pubblica si occupi di attualità e di politica, ma questo dovrebbe avvenire nelle sedi appropriate, nel rispetto del pluralismo e del contraddittorio. Mi dispiace anche vedere un ottimo conduttore come Amadeus e un grande cantante come Gianni Morandi nella condizione di dover avallare questa deformazione dello spirito e del significato di Sanremo. Questo naturalmente è ancora più grave alla vigilia di delicate elezioni regionali. Ovviamente non invoco nessuna censura, non l'ho mai fatto in vita mia, ma questo uso del mezzo televisivo mi pare profondamente sbagliato».
La Ue sta andando avanti sulla cosiddetta «casa green», che obbligherà i cittadini italiani a fare degli interventi costosi sui propri immobili per rispettare i parametri della direttiva europea. La direttiva è passata in commissione, il centrodestra italiano dovrà dare battaglia nell'aula del Parlamento di Strasburgo per evitare che passi una norma penalizzante per il nostro Paese?
«Ovviamente ci opporremo a questa direttiva in tutte le sedi. Non permetteremo mai che venga applicata una norma che penalizzerebbe in modo straordinario la casa degli italiani. Lo dico con la più grande chiarezza: per noi la casa è sacra, non si tocca in nessun caso. Voglio aggiungere che grazie alla nostra battaglia nel Ppe abbiamo già ottenuto alcune modifiche migliorative, ma ancora insufficienti. Continueremo a lavorare in questo senso con i nostri partner europei, con spirito costruttivo. Io sono un convintissimo europeista, ma non è questa l'Europa che vorrei».
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha confermato il regime del 41 bis per l'anarchico Cospito. Giusto o sbagliato?
«Ha fatto bene, se - come immagino - ricorrono le condizioni perché quel regime carcerario sia indispensabile. Il 41 bis è una norma molto severa, che fu proprio il mio governo a rendere permanente. Dispiace dover sottoporre un essere umano per quanto colpevole di gravi reati a simili restrizioni, ma esse sono assolutamente indispensabili per impedire di continuare a svolgere un'azione criminosa dal carcere. E in ogni caso lo Stato non si fa ricattare e non si fa minacciare. Se mai, garantisce che la salute di ogni detenuto sia tutelata, anche di fronte a comportamenti autolesionisti».
In campagna elettorale lei ha puntato molto sulla riforma della giustizia. Per la prima volta c'è un vicepresidente del Csm legato al centrodestra: crede che il vento sia cambiato all'interno della magistratura, che le toghe politicizzate non abbiano più il potere che avevano un tempo?
«Vede, a differenza di quanto è stato raccontato tante volte, io non ho alcuna ostilità verso la magistratura, anzi riconosco che nell'ordine giudiziario vi sia un'ampia maggioranza di magistrati seri, imparziali, competenti, che lavorano con impegno, con dedizione e senso dello Stato. Purtroppo certi magistrati, soprattutto in alcune procure, per odio ideologico o semplice smania di potere e di protagonismo, hanno danneggiato la credibilità dell'intero sistema. Anche per questo una riforma è necessaria, perché la giustizia per essere tale non deve soltanto trovare i colpevoli, ma anche, anzi soprattutto, tutelare gli innocenti. In questo senso le indicazioni del ministro Nordio sono perfettamente condivisibili e sono convinto si tradurranno in misure concrete in tempi brevi. Ce ne sono le condizioni, anche perché una riforma organica della giustizia è parte essenziale del patto di governo».
Giorgia Meloni è tornata a parlare di riforma fiscale. Lei l'ha sempre considerata il primo dei punti programmatici della coalizione di centrodestra. Il governo dovrebbe darsi dei tempi per l'approvazione della riforma?
«Ho detto più volte che dobbiamo tenere presenti le compatibilità di bilancio e che il nostro orizzonte temporale è la legislatura. Questo non significa naturalmente rimanere immobili: l'alleggerimento della pressione fiscale è essenziale, può essere graduale ma dev'essere consistente fin dal primo anno. È una delle condizioni per rendere possibile una ripresa solida, lasciando più risorse a famiglie e imprese per consumi e investimenti. Ve ne sono altre, molto importanti. Il taglio alla burocrazia, per esempio con l'abolizione delle cosiddette autorizzazioni preventive da parte dei Comuni e delle Regioni, autorizzazioni che oggi sono necessarie per chi vuole alzare una saracinesca o costruire un edificio. Sino ad oggi queste autorizzazioni hanno ritardato l'inizio di molte opere e non poche volte hanno fatto desistere chi aveva dei progetti da realizzare. L'Associazione italiana dei costruttori valuta che questa misura dovrebbe creare in poco tempo addirittura più di un milione di nuovi posti di lavoro. C'è poi l'assoluta necessità di trovare un lavoro a quanti più giovani possibili. Per questo, è necessario che le imprese non paghino tasse e contributi sullo stipendio dei giovani. 1.200 euro lo stipendio? 1.200 euro dovrebbe essere il costo per l'azienda, non 2.600 euro come è oggi. Le aziende avrebbero così una grande convenienza ad assumere dei giovani. Infine, è importante garantire la serenità degli anziani e dei disabili, aumentando tutte le pensioni almeno fino a 1000 euro al mese per 13 mensilità: 100 euro al mese in più ogni anno, così da realizzare l'obbiettivo entro la legislatura. Se i giovani e gli anziani con i loro voti ci rafforzeranno, Forza Italia avrà più forza nel governo per realizzare questi obbiettivi».
Presidente Berlusconi, lei non ha nascosto che il voto regionale di oggi e domani in Lombardia e Lazio avrà una valenza politica. Un «en plein» del centrodestra che ripercussioni avrebbe sul governo, sulla maggioranza e sull'opposizione?
«La vittoria del centrodestra sarà un potente incentivo a continuare per la strada sulla quale stiamo lavorando. A questo impegno Forza Italia concorre con lealtà e con spirito costruttivo, ma senza rinunciare a far valere le nostre specificità, e i nostri contenuti, senza rinunciare alle nostre battaglie di sempre. Per le opposizioni, sempre più divise senza leader autorevoli e sempre più confuse, mi auguro che dalle urne scaturisca una lezione utile a concentrarsi sul bene del Paese e non sulle polemiche e sulle divisioni».
Per la prima volta c'è un governo di centrodestra a cui lei non partecipa in prima persona. Come vive questo nuovo ruolo?
«Con l'orgoglio di chi ha fondato il centrodestra, dando così una rappresentanza politica alla maggioranza naturale degli italiani. Per 29 anni questo centrodestra non si è mai diviso e oggi, dopo 11 anni dal mio ultimo governo, quando gli italiani hanno potuto di nuovo decidere da chi essere governati, hanno scelto di nuovo noi. Abbiamo ricevuto dagli elettori un forte mandato e governeremo insieme almeno per cinque anni. Il rapporto fra noi è cordiale, addirittura affettuoso. Voglio anche aggiungere che è grazie a quelle mie scelte di 29 anni fa che si è avviato un percorso che consente oggi ad una donna che viene dalla storia della destra italiana di essere, per la prima volta nella storia della Repubblica, alla guida del Paese. Naturalmente con suo pieno merito, sulla base del voto degli italiani. Io personalmente non credo di aver bisogno di incarichi formali per svolgere un ruolo nell'interesse della coalizione e del Paese, soprattutto nei rapporti internazionali».
A sinistra il Pd si sta radicalizzando per inseguire una possibile alleanza con i 5 Stelle. Considera questo processo un'involuzione di quel partito?
«Non sta a me giudicare le vicende interne del Pd e se posso aggiungerlo il loro dibattito congressuale non è molto appassionante. Tuttavia non c'è dubbio, tanto più il Pd si avvicina ai Cinque Stelle, tanto più si allontana da quel modello di moderna socialdemocrazia europea che sarebbe necessario in un sistema bipolare maturo».
Anche nel terzo polo c'è un dibattito paradossale. Calenda addirittura accusa pubblicamente Renzi di riservare troppa attenzione a Forza Italia.
«Davvero vogliamo perdere tempo a commentare questo tipo di affermazioni?».
Presidente oggi si vota. Quale potrebbe essere un risultato soddisfacente per Forza Italia?
«Considero soddisfacente ogni risultato che confermi il centrodestra di governo in Lombardia, come accade da 28 anni, e che segni una svolta nel Lazio rispetto all'immobilismo delle giunte di sinistra. In questo ambito, Forza Italia sarà determinante numericamente e politicamente, perché non esiste un centrodestra di governo, che guarda all'Europa e all'Occidente, senza di noi, senza i liberali, i cattolici, i garantisti. Tanto maggiore sarà il consenso di Forza Italia, tanto meglio potremo lavorare nelle Regioni e nel governo nazionale per rafforzare questo profilo centrista, moderato, pragmatico, concreto, che è indispensabile per governare bene».
Un'ultima domanda: se lei dovesse concentrare in poche parole per i nostri elettori i motivi per cui gli italiani dovrebbero votare per voi, per Forza Italia, cosa direbbe?
«Direi che Forza Italia è l'unica forza politica che ha un programma chiaro e concreto perché vuole costruire un'Italia più forte, con meno tasse, con meno complicazioni burocratiche, con più sicurezza, con più sostegno agli anziani, con più posti di lavoro per i giovani, con una giustizia più giusta. E potrei aggiungere che noi, fra tutti i partiti italiani, siamo la forza più liberale, la forza più cristiana, la forza più garantista.
Siamo davvero una forza europeista e atlantista perché politicamente, economicamente e culturalmente siamo stati sempre fedeli all'Europa, alla Nato, agli Stati Uniti. E, in estrema sintesi, direi: Dovete votare per Forza Italia perché Forza Italia è la casa della libertà».
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