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Il vizio di truccare della sinistra

Altro che primarie a Napoli e a Roma: i trucchi della sinistra risalgono agli anni '70. E ora la storia si ripete

Il vizio di truccare della sinistra

Botteghe molto oscure, anche troppo. Molto prima dei magheggi alle primarie con gli stranieri in fila e i napoletani pagati per votare, nelle radici storiche del Pd, cioè nel vecchio Pci, c’è parecchia oscurità, specie sui soldi. Analizzando i documenti si scopre che la «diversità morale» del Pci, rivendicata da Berlinguer, di diverso aveva ben poco, se non la straordinaria reticenza a raccontare pubblicamente come stavano le cose. Una storia ricostruita in un libro da poco pubblicato, Botteghe oscure. Il PCI di Berlinguer & Napolitano (edizioni Ares), scritto da Ugo Finetti, storico giornalista Rai ma anche ex vicepresidente Psi della Regione Lombardia. Tra i documenti che Finetti pubblica per raccontare lo scontro interno al Pci sulla questione morale, ci sono quelli sui fondi occulti del partito comunista, finanziato da Mosca e non solo (la cosiddetta «amministrazione straordinaria» del partito). Dalla relazione di Guido Cappelloni, braccio destro di Armando Cossutta allora responsabile amministrativo del Pci, emergono le preoccupazione di una componente del partito per «gli introiti in nero» cioè le fonti di finanziamento che venivano inserite nel bilancio «senza specificare la provenienza».

«Una percentuale altissima», certificò Cappelloni con un numero preciso del «nero» del Pci: ben il 67,7% delle risorse del partito. E la presunta «diversità morale», allora? Enrico Berlinguer risolve i dubbi in un modo emblematico, quando si scoprono nel ’75 le prime tangenti anche al Pci. Mazzette, soldi in nero, nessun problema per il segretario del Pci, che in una direzione del partito spiega la linea: «Occorre ammettere che ci distinguiamo dagli altri non perché non siamo ricorsi a finanziamenti deprecabili, ma perché nel ricorrervi il disinteresse personale dei nostri compagni è stato assoluto». La stessa doppia morale (una per i compagni del Pci, l’altra per i non comunisti) che esibirà nel ’79 davanti alle preoccupazioni per la situazione disastrosa delle finanze del partito, zavorrate da un buco di 17 miliardi di lire: «Dire la verità? Non possiamo mettere tutte le cifre in piazza». Nel libro di Finetti si parla anche dei debiti dell’Unità, il quotidiano organo del Pci e poi del Pd, una vecchia storia che va avanti, tra fallimenti e condoni con i soldi pubblici, da decenni. Quando nel 1984 le perdite arrivano a 75 miliardi di euro, l’allora direttore (fedelissimo di Napolitano) Emanuele Macaluso, dà una nuova versione della diversità morale a sinistra: «La situazione debitoria vera non si è mai detta pubblicamente, perché ciò avrebbe portato a richieste di fallimento».

Meglio mentire. P

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