"Voi ostili alle imprese". Le aziende lombarde bacchettano il governo

Appello del presidente di Assolombarda Bonomi al ministro Patuanelli: «Evitate la recessione»

"Voi ostili alle imprese". Le aziende lombarde bacchettano il governo

Si danno del tu, ma è l'unico segnale di distensione. Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda e candidato forte alla guida di Confindustria, boccia su tutta la linea il governo: «Finora non siamo stati ascoltati e i risultati purtroppo si vedono». Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, ascolta impassibile la requisitoria, svolta in un auditorium strapieno, alla presenza di cinquecento imprenditori.

«Dobbiamo sventare il precipizio della recessione - attacca Bonomi - La produzione industriale nel 2019 è tornata a registrare un segno negativo, il peggior risultato dal 2014». Questo è il quadro generale, fra i dazi di Trump e la tempesta con Pechino per il coronavirus. Ma il cahier è lungo e dettagliato e non risparmia neppure gli esecutivi precedenti: «C'è stata una gelata degli investimenti privati che nella manifattura grazie a industria 4.0 avevano invece preso a crescere a tassi molto rilevanti. Ma le decisioni dei recenti governi di ibernarla prima e di ripristinarla modificandola solo ora, si sono rilevate pesanti errori».

Non basta. Bonomi parla di «pregiudizi ostili contro le imprese come nel caso Ilva» e affonda la plastic tax: «È servita solo a fare cassa». Punta il dito contro «confusi disegni di nazionalizzazione come per Alitalia» e va a prendersi due applausi toccando altrettanti nervi scoperti. La prima frecciata è sulle infrastrutture: «Non si può andare avanti così con il Tar che blocca la superstrada Vigevano- Malpensa». Subito dopo, il presidente denuncia, fra i battimani della platea, «la deriva giustizialista di questo Paese, anche sul penale tributario, anche sul tributario».

Fra gli altri si riconoscono Sergio Dompè, Massimo Moratti, Gianfelice Rocca.

È un attacco diretto alla politica dei Cinque stelle, il partito di Patuanelli, ma il Ministro non fa una piega. Chiede un bicchiere d'acqua, Bonomi gli passa prontamente il suo, poi sdrammatizza: «Siamo come Bartali e Coppi», con la famosa borraccia. «All'estero - è la conclusione - ci accolgono a braccia aperte e riconoscono quell'eccellenza che qua ci viene negata».

Il ministro prova a ricucire: «Dieci giorni fa a Brescia mi ha colpito il discorso di un imprenditore che diceva: Mi sta passando la voglia di fare questo lavoro. Ecco, se riuscissi a fargli cambiare idea, avrei svolto il mio compito. Ma non è facile. L'Italia frena e anche l'Europa se la passa male».

A dicembre il calo della produzione industriale è stato del 2,7 per cento nel nostro Paese, del 2,5 in Germania, del 2,9 in Francia. Un mezzo disastro.

Patuanelli fa una mezza autocritica sulla plastic tax e rilancia il pacchetto industria 4.0. Non ha molto da offrire il titolare dello Sviluppo economico. Insiste sulla «condivisione e sul confronto» e fa un esempio che colpisce la platea: «Sugli aiuti di Stato ci piacerebbe andare a discutere a Bruxelles insieme a voi».

E avanti con un peana dei corpi intermedi, quasi il ministro non venisse dalle truppe grilline ma fosse l'erede della dottrina sociale della Chiesa.

Insomma, il messaggio in controluce è la distanza, la discontinuità rispetto a Luigi Di Maio che con Assolombarda aveva dialogato poco o nulla, senza dare risposte alle domande martellanti della locomotiva d'Italia. Nessun rimpianto per il passato e, pure la distanza da certi tratti massimalisti del grillismo, ma lo slalom fra le troppe crisi. Compresa Air Italy: «C'era qualche segnale di tensione, ma non ci aspettavamo la liquidazione da un momento all'altro».

Bonomi

stringe la mano al ministro, incassa la fusione di Assolombarda con Confindustria Pavia e assesta un'ultima bacchettata: «Siamo stufi dei governi che scrivono leggi di bilancio, come se non ci avessero mai visti né sentiti».

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