Volkswagen rischia il crac

Guai senza fine per il colosso tedesco: i grandi azionisti preparano una causa da 40 miliardi, per il gruppo può essere un colpo mortale

A Wolfsburg, quartier generale del Gruppo Volkswagen, la situazione si fa di giorno in giorno più pesante. Il rischio concreto, alla luce degli ultimi fatti, è che le conseguenze del «dieselgate» che ha travolto il primo gruppo mondiale dell'auto, vadano fuori controllo lasciando trasparire scenari drammatici. L'ultima mega tegola caduta sulla testa dei vertici arriva dai grandi azionisti del gruppo che, a causa (...)

(...) dello scandalo del software truccato, si sono trovati più «poveri» di 25 miliardi, in pratica la perdita di valore registrata dall'azienda in Borsa in termini di capitalizzazione. Da qui l'intenzione di fare causa, chiedendo 40 miliardi di euro. Il Sunday Telegraph , in proposito, cita Quinn Emanuel, il legale divenuto famoso per le sue vittorie in importanti class action (ha come clienti Google, Sony e Fifa), chiamato a seguire il caso. Se si somma questa maxi-richiesta di risarcimento alla possibile sanzione da 18 miliardi di dollari paventata negli Stati Uniti, quindi ai costi legati ai richiami (8,5 milioni di veicoli solo in Europa) e alla soluzione dei problemi alle centraline che regolano le emissioni taroccate, e ancora alle class action dei privati, alla capitalizzazione in Borsa crollata (a venerdì) a 47,8 miliardi e ai danni all'immagine, il risultato è una cifra monstre ancora difficile da quantificare.

Intanto, a pagare per primi le conseguenze del «dieselgate» potrebbero essere 6mila lavoratori a tempo determinato del gruppo, il che metterebbe peraltro in grande imbarazzo la cancelliera Angela Merkel che, per garantire sostegno a queste persone, si troverebbe costretta a varare una formula ad hoc che consenta il ricorso agli ammortizzatori sociali. Joerg Hofmann, sindacalista di Ig Metall (l'organizzazione, attraverso Bertold Huber, ha presieduto il consiglio di sorveglianza nell'interregno tra l'uscita di scena di Ferdinand Piëch e la nomina di Hans Dieter Pötsch) ha lanciato un messaggio forte al management: «I lavoratori non hanno alcuna responsabilità nello scandalo e noi faremo tutto il possibile per garantire che non debbano pagare per i danni provocati dai manager (l'ex ad Martin Winterkorn se ne è andato, nonostante tutto, con un bonus di oltre 60 milioni, ndr )».

Solo poche settimane fa gli stessi sindacalisti avevano commentato positivamente il discorso d'insediamento del nuovo ad Matthias Müller: «La buona notizia è che al momento non ci sono ancora conseguenze sui posti di lavoro», le parole. Ma in poco tempo lo scenario è ulteriormente peggiorato e il piano d'azione preparato da Müller, con tagli agli investimenti e risparmi massicci, dovrà essere sicuramente rivisto. E i colpi di scena causati dal «dieselgate» non finiscono qui.

Dopo Verona e Sant'Agata Bolognese, sedi di Volkswagen Group Italia e Lamborghini, le forze dell'ordine hanno fatto irruzione anche nel quartier generale del gruppo tedesco in Francia, a Villers-Cotterets, a Nordest di Parigi, e a Roissy, vicino all'aeroporto. L'ufficio del procuratore di Parigi afferma che è stato sequestrato materiale informatico. Secondo le stime, le vetture vendute in Francia e coinvolte nello scandalo delle emissioni truccate sarebbero circa 950mila, rispetto alle 650mila in Italia.

Oggi, intanto, spetterà ai mercati rispondere con i numeri alla mega-causa in arrivo da parte dei grandi azionisti di Volkswagen. L'avvocato Quinn e il gruppo Bentham, specializzato nel finanziare i costi delle grandi e lunghe vertenze legali, puntano ad avviare l'azione, una volta ottenuti i consensi dei diretti interessati, al più tardi il prossimo febbraio.

Quinn ritiene che il fatto che Volkswagen abbia tenuto segreto a tutto il mondo, ma in particolare ai suoi azionisti (gente che ha investito il proprio denaro nella società), l'uso di strumenti e software per alterare i test dei motori diesel, costituisce una gravissima colpa da parte del management.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica