La sirena dello scramble suona e i piloti corrono verso le navette che li porteranno ai loro velivoli. Passano pochi minuti dall'allarme al decollo degli F-35, impegnati a Keflavik per l'operazione Northern Lightning, una missione Nato che prevede la copertura della difesa dei cieli islandesi, ma ancor più di quelli dell'Alleanza atlantica, visto che la terra dei ghiacci non ha forze armate e aeree. È la prima volta che un Paese europeo impiega i velivoli di quinta generazione e all'Italia spetta il primato assoluto di operare a protezione dell'area Nato.
Le polemiche dei giorni scorsi sembrano accantonate, tanto che l'Italia li acquisirà per sostituire gradualmente più di 230 aerei militari, ovvero Tornado, Amx e AV-8. Per il momento il nostro Paese dispone di dodici F-35, di cui 6 impegnati in Islanda e 2 attualmente negli Usa per l'addestramento dei piloti.
Sono i militari del 32esimo stormo di Amendola a occuparsi della missione. Il colonnello Stefano Spreafico, comandante dell'operazione, spiega: «Il ruolo che stiamo svolgendo è quello di proteggere i cieli islandesi. In un concetto più amplio di difesa collettiva l'Italia contribuisce con velivoli che possono essere utilizzati per intercettare aerei non identificati o in supporto a quelli civili che hanno perso contatto con i riferimenti a terra. Abbiamo iniziato attività nel 2013 e quest'anno è la seconda volta che ci rischieriamo in Islanda, ovvero in un'area geostrategica che sta diventando sempre più importante». Molti sono infatti gli interessi in quella zona delle più grandi potenze mondiali, che puntano all'Artico e alle sue risorse.
Gli F-35 sono macchine di quinta generazione con potenzialità uniche.
«La bassa osservabilità è una peculiarità dei velivoli di quinta generazione - racconta un pilota - e questo velivolo ha capacità di scoperta minore rispetto a velivoli di altro tipo».
Il casco, tra le altre cose, ha una visiera che consente al pilota di vedere i comandi proiettati. Un assetto di tecnologia avanzata che facilita il lavoro degli operatori.
L'impiego degli F-35 permette di non stressare ulteriormente la linea Eurofighter già impegnata su diversi fronti operativi sia nazionali che fuori area (difesa dello spazio aereo nazionale e Nato, come in Romania, dove da poco si è conclusa un'operazione). L'Aeronautica militare partecipa supportando con un pacchetto capacitivo costituito dal nuovo sistema d'arma in modalità QRA-I (Quick reaction alert intercept) con la sua task force denominata 32nd Wing Northern Lightning sull'aeroporto di Keflavík. La partecipazione dei nostri F-35 costituisce peraltro un altro tassello importante per l'ottenimento della Full operation capability (Foc).
«Quello che è importante - spiega l'ambasciatore italiano in Islanda, Alberto Colella - è che le forze armate italiane e l'Aeronautica siano qui a difesa degli spazi aerei islandesi, in un Paese che conta 335mila abitanti. È un'iniziativa, quella dell'air policing, che i residenti apprezzano tantissimo. In due anni ben quattro sono stati i dispiegamenti delle forze aeree. Dei nostri militari questa gente ama la capacità e l'esperienza. È la prima volta che qui vola un velivolo così avanzato e moderno e siamo orgogliosi di essere i primi a impiegarlo».
Come si ricorderà, l'F-35 è prodotto da un consorzio a guida Lockheed Martin, insieme alla Bae Systems, che vinse la gara bandita dal Pentagono per la realizzazione del velivolo di quinta generazione.
L'Italia ha aderito al programma nel 1998, finanziandone lo sviluppo con l'obiettivo di sostituire per l'Aeronautica Tornado e Amx e per la Marina gli AV-8.
L'F-35 è uno dei capisaldi del concetto evolutivo e della trasformazione dell'Am che mira a una maggiore efficienza anche tramite l'integrazione sempre più estesa e incisiva tra le Forze armate italiane e quelle dei Paesi esteri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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