Cronaca giudiziaria

La prima volta (forse) davanti alla giustizia: tutto pronto per il video-processo sulle stragi

Oggi l'udienza su Capaci e via D'Amelio, la sua presenza non è sicura. L'avvocato Guttadauro, nipote del boss: "Ancora nessuna notifica ufficiale"

La prima volta (forse) davanti alla giustizia: tutto pronto per il video-processo sulle stragi

Il capo della mafia trapanese, la «primula rossa» che per trent'anni è rimasto nell'ombra, domani potrebbe prendere parte in videoconferenza dal supercarcere dell'Aquila all'udienza già fissata nelle settimane scorse dalla Corte d'Assise d'Appello di Caltanissetta, che lo accusa di essere uno dei mandanti delle stragi del 1992 di Capaci e via D'Amelio, in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti di scorta.

Sarebbe la prima udienza a cui prenderebbe parte il padrino di Castelvetrano, già condannato all'ergastolo in primo grado. «Non so cosa passi nella mente di Matteo Messina Denaro, ma so che se parlasse potrebbe aprire squarci di verità avvolte nella nebbia - ha dichiarato un paio di giorni fa il Procuratore generale facente funzione di Caltanissetta, Antonino Patti -. L'accusa che gli si muove è di avere deliberato, insieme ad altri mafiosi regionali, che rivestivano uguale carica, le stragi. Quindi ci occupiamo di un mandante, non di un esecutore. Apparentemente verrebbe da dire che non collaborerà, è uno puro e duro dell'organizzazione mafiosa».

Fino a ora Messina Denaro era stato giudicato da latitante nel processo iniziato nel 2017. E ieri mattina l'udienza nell'aula bunker del carcere di Malaspina inizialmente era stata messa in discussione dalla novità della sua cattura. Poi la Procura ha spiegato che non c'era alcun impedimento. «È già predisposta la videoconferenza e il provvedimento relativo alla celebrazione del processo, gli è stato regolarmente notificato», aveva detto Patti. La conferma del processo arriva anche dall'avvocato Giovanni Pace, che insieme il collega Salvatore Baglio era stato nominato già sei anni fa d'ufficio per assistere il boss. Nell'ultima udienza l'accusa nella sua requisitoria aveva chiesto il massimo della pena e oggi erano previste proprio le conclusioni della difesa. Ma l'arresto del latitante rimette le carte in tavola, perché sembrerebbe che abbia nominato avvocato di fiducia la nipote Lorenza Guttadauro, penalista e figlia della sorella Rosalia e di Filippo Guttadauro. Il nonno paterno era lo storico boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro, mentre il marito è Luca Bellomo, finito in carcere nel 2014 con l'accusa di essere l'ultimo ambasciatore del padrino di Castelvetrano.

«Sono rimasta sorpresa anche dalla nomina, non me l'aspettavo, sono sincera - ha dichiarato ieri -. Ancora non mi è arrivata la notifica ufficiale, ho solo ricevuto una telefonata informale in cui mi veniva comunicata la scelta del cliente, diciamo che sono ancora in attesa». Oggi quindi si prevede un'udienza tecnica e Messina Denaro, ammesso voglia parlare, potrebbe non avere il tempo. Si potrebbe procedere infatti alla nomina dell'avvocato di fiducia e se questo non avviene i due legali d'ufficio chiederanno comunque i termini a difesa. «Non abbiamo avuto mai modo di parlare con l'imputato, non sappiamo cosa conosce di questo processo e deve sapere la nostra linea difensiva - spiega l'avvocato Pace -. Siamo convinti che alla fase preparatoria degli attentati di Capaci e via D'Amelio a Palermo c'era il padre Francesco e non Matteo. Anche perché il padre è morto nel 1998 a seguito di un infarto. E quindi questo smentisce la tesi accusatoria secondo cui si sarebbe ritirato in quanto soffriva di una grave malattia. Matteo Messina Denaro dunque non era presente alle riunioni, perciò non diede il suo assenso per le stragi perché non aveva titolo né per parteciparvi e neanche per esprimere un eventuale consenso». In molti si interrogano adesso sulla posizione del padrino. È verosimile che finirà i suoi giorni da capo mafia, ovvero nel silenzio. Ma se parlasse potrebbe far tremare le macerie di quel che resta della cupola di Cosa Nostra, svelando legami e rapporti con gli altri boss, spesso legati a doppio filo con la 'ndrangeta.

Ma c'è un'altra possibilità che preoccupa maggiormente gli inquirenti: che le parole di Messina Denaro, le sue frasi, possano diventare messaggi trasversali per i fedelissimi.

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