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La prima volta di Kamala. "Stop ai baby-migranti"

Esordio della vicepresidente Usa: in Messico e Guatemala per contenere l'esodo dei minori

La prima volta di Kamala. "Stop ai baby-migranti"

Non è facile la prima missione all'estero di Kamala Harris. In Guatemala Kamala è arrivata ieri, mentre in Messico la vice di Biden si fermerà sino a domani per incontrare Amlo, come tutti chiamano il presidente Andrés Manuel López Obrador. Una missione lampo ma con obiettivi ambiziosi dettagliati ieri dal Washington Post. Messico e Guatemala sono, infatti, due Paesi cuscinetto indispensabili per contenere la migrazione verso gli Usa che, da quando c'è Biden, è letteralmente esplosa. Il numero di migranti presi in custodia dagli agenti statunitensi di confine è infatti aumentato ai livelli più alti dall'amministrazione Clinton (per la cronaca il presidente che iniziò a costruire il muro), con il numero sempre più elevato di minori che attraversano la frontiera senza genitori. La cifra è impressionante: 21.000 bambini rinchiusi in rifugi provvisori alla frontiera con il paese del tequila da parte delle autorità statunitensi lo scorso marzo. E sempre a marzo, Biden aveva delegato ad Harris il busillis di affrontare le cause alla base della migrazione, tra cui la povertà, la violenza, il cambiamento climatico e la corruzione dei governi. Quattro piaghe endemiche - tanto in Guatemala come in Messico - che la pandemia non ha fatto che aggravare. Per questa «delega», la Harris è stata ribattezzata dai Repubblicani la «zarina del confine» di Biden, un soprannome che, però, lei non gradisce.

Del problema dei minori la Harris aveva già discusso lo scorso 26 aprile con il presidente del Guatemala, Alejandro Giammattei in una riunione da remoto. Adesso l'incontro è avvenuto di persona ma il problema rimane visto che sono ancora 16.000 i minori ospitati nei precari rifugi di confine Usa. Poco prima della stretta di mano con Harris, Giammattei ha concesso un'intervista a Voice of America in cui pur sottolineando le differenze ideologiche con l'amministrazione statunitense (lui è di destra) si è detto pronto a collaborare. Una dichiarazione importante perché sono proprio guatemaltechi, secondo i dati Usa, la gran parte dei minori non accompagnati arrivati negli States.

In cambio di un maggior impegno nella lotta contro il narcotraffico e la corruzione, la Harris ha promesso di donare al Guatemala centinaia di migliaia di dosi di vaccino contro il coronavirus, 310 milioni di dollari in aiuti umanitari regionali e un piano a lungo termine da 4 miliardi di dollari per promuovere lo sviluppo e la sicurezza in tutta l'America centrale.

Da vedere se il cambio di prospettiva dell'amministrazione Biden verso l'America latina rispetto a Trump, che include anche un nuovo approccio verso il Venezuela (Washington ora è disposta ad accettare nuove elezioni presidenziali pur con Maduro in sella) darà esiti migliori rispetto a quelli di Obama. Che per i Paesi dell'America centrale aveva lanciato un'«Alleanza per la Prosperità», finanziando una serie di progetti e dando la «delega» proprio a Biden di occuparsi della questione.

Forse Harris saprà fare meglio e, di certo, avrà l'aiuto di una dozzina di aziende ed organizzazioni che hanno già annunciato impegni per sostenere lo sviluppo economico inclusivo nel Triangolo settentrionale.

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