Von der Leyen da Zelensky. In arrivo altri carichi di armi (con i missili a lungo raggio)

Nel giorno in cui la Russia celebra il giorno della vittoria (con la v minuscola), l'Ucraina festeggia una sorta di Natale di guerra

Von der Leyen da Zelensky. In arrivo altri carichi di armi (con i missili a lungo raggio)
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Nel giorno in cui la Russia celebra il giorno della vittoria (con la v minuscola), l'Ucraina festeggia una sorta di Natale di guerra. L'Europa, gli Stati Uniti, il Regno Unito hanno bussato con i pedi ella sua porta, le mani pieni di doni che le servono maledettamente per fronteggiare l'aggressione russa.

Per primo si è mosso il Pentagono, che nella notte tra lunedì e ieri ha ufficializzato il nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev del valore di 1,2 miliardi di dollari, «per riaffermare il costante sostegno degli Stati Uniti all'Ucraina» e «rafforzare le sue difese aeree e sostenere il suo fabbisogno di munizioni di artiglieria». Il denaro sarà fornito nell'ambito dell'Iniziativa di assistenza alla sicurezza dell'Ucraina e finanzierà le forniture a lungo termine di sistemi di difesa aerea Hawk, di munizioni, di droni per la difesa aerea e per tutto il resto, compreso la manutenzione e i pezzi di ricambio. Nel pacco-regalo americano non ci sono i missili a lungo raggio che invece secondo il Washington Post sembra pronta a inviare Londra. In un bando di gara pubblicato il 2 maggio dal Fondo internazionale per l'Ucraina, il ministero della Difesa britannico ha chiesto «manifestazioni di interesse» per la fornitura di capacità di attacco con una gittata fino a 300 chilometri, gli Storm Shadows che possono essere montati sui jet ucraini di fabbricazione sovietica e raggiungere il territorio russo.

Ma anche l'Europa non si risparmia: il Parlamento di Bruxelles ha ieri accolto una richiesta del gruppo dei Popolari e ha assegnato una corsia preferenziale al piano per la fornitura rapida di un miliardo di munizioni a Kiev, presentato la scorsa settimana dalla Commissione Ue, per accelerarne l'approvazione. Il dossier si avvantaggerà del cosiddetto «fast track», che ridurrà i tempi di analisi delle commissioni parlamentari. Il voto finale potrebbe tenersi alla mini-plenaria in programma il prossimo 31 maggio a Bruxelles.

Di questa alacrità Volodymyr Zelensky ha potuto ringraziare personalmente la commissaria europea Ursula von der Leyen, che ieri gli ha fatto visita in occasione della Giornata dell'Europa che il presidente ucraino ha voluto festeggiare anche a Kiev a evocare il futuro ingresso nell'Ue. Von der Leyen appare fiduciosa, parla di «progressi» e ipotizza la road map: «L'obiettivo è avere il report verbale a giugno ma ancora più importante è il report scritto di ottobre». Ci sono sette step che l'Ucraina deve realizzare prima che possano partire i negoziati ma il percorso è ovviamente rallentato dalla guerra che assorbe buona parte delle energie del Paese.

Tra gli altri temi discussi da von der Leyen e Zelensky, focus sui dossier relativi alla ricostruzione post-bellica, alla lotta all'elusione delle sanzioni, alla perseguibilità dei crimini russi e all'export del grano. Su questo tema in particolare la commissaria ha detto che «la priorità immediata è che il transito del grano proceda al minore costo possibile dall'Ucraina all'Ue. Costituiremo una piattaforma di coordinamento per rendere i corridoi di solidarietà perfettamente funzionanti». Von der Leyen si è lasciata anche andare a un po' di retorica, ingrediente quasi inevitabile in questi incontri. «In Russia - ha detto - Putin e il suo regime hanno distrutto i valori di libertà e democrazia e ora tentano di distruggerli qui in Ucraina» perché «hanno paura del vostro cammino verso l'Ue. Ma l'aggressore ha già drammaticamente fallito» perché «l'Ucraina può contare su milioni di uomini e donne che combattono per i valori europei».

Di Ucraina ha parlato anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ieri ha incontrato la presidente dell'europarlamento Roberta Metsola:

«Un'Ucraina europea, democratica, prospera è la cosa migliore che possiamo opporre alle politiche revisionistiche e contro il diritto internazionale di Putin». Se le parole fossero armi, da ieri l'Ucraina sarebbe invincibile.

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