La stretta di Pasqua costerà cinque miliardi di euro, calcola la Coldiretti. Da domani con le misure in vigore in tutta Italia, che di fatto diventa arancione e rossa, fatta eccezione per la Sardegna, si fermano ristoranti e bar, che rimarranno attivi solo per le consegne a domicilio e asporto. Niente servizio al tavolo e al bancone, niente pranzi, ma soprattutto niente pranzi di Pasqua. In fumo anche i guadagni attesi dai 24mila agriturismi in Italia, che di solito venivano scelti per le feste pasquali. Sono 7 milioni gli italiani che optavano per il pranzo di Pasqua al ristorante, per una spesa stimata pari a 400 milioni di euro. Che ora sono mancati incassi per le attività già in ginocchio. «Ma in difficoltà - avverte l'associazione - è l'intero sistema della ristorazione con le difficoltà che si aggravano e travolgono a valanga interi settori dell'agroalimentare Made in Italy con vino e cibi invenduti per un valore di 11,5 miliardi dall'inizio della pandemia. Si calcola che 300 milioni di chili di carne bovina, 250 milioni di chili di pesce e frutti di mare e circa 200 milioni di bottiglie di vino - precisa la Coldiretti - non siano mai arrivati nell'ultimo anno sulle tavole dei locali con decine di migliaia di agricoltori, allevatori, pescatori, viticoltori e casari che soffrono insieme ai ristoratori».
Anche Coldiretti chiede al governo di fare presto con i ristori, annunciati dal premier Draghi con il decreto «Sostegni» in arrivo la prossima settimana. Le erogazioni supereranno la logica dei codici Ateco per sostenere tutte le attività colpite dalle restrizioni e dalle chiusure: «Servono interventi e misure di sostegno per l'intera filiera a partire dal decreto Sostegno all'esame del governo per salvare il sistema agroalimentare nazionale che vale 538 miliardi per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro nei circa 360mila tra bar, mense, ristoranti e agriturismi nella Penisola, 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole». A pesare sui bilanci della ristorazione sono anche le chiusure disposte nei week end. Nelle zone gialle i pranzi serviti al tavolo valevano in questo momento l'80% del fatturato che è già crollato a causa dello smart working e dell'assenza di turisti.
Si tratta di «un drastico crollo dell'attività che - sottolinea Coldiretti - pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco». Per questo le erogazioni devono arrivare presto, chiede il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini: «Le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera».
L'invito dell'associazione a cittadini e operatori economici è di aderire con «atti concreti alla campagna di mobilitazione #MangiaItaliano privilegiando sugli scaffali il Made in Italy». Lo stop alla ristorazione ha innescato nell'ultimo anno una perdita valanga sull'agroalimentare, con un calo di fatturato di 11,5 miliardi per le mancate vendite di cibo e bevande.
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