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Weinstein condannato per violenza e stupro: ora rischia fino a 25 anni

Il produttore accusato pure di "aggressione sessuale predatoria" ma è stato assolto

Weinstein condannato per violenza e stupro: ora rischia fino a 25 anni

Un cordone di tredici agenti entra nell'aula del tribunale di Manhattan alla lettura del verdetto. Harvey Weinstein rimane impassibile. Anche quando per lui, dopo 26 ore di camera di consiglio, arriva la condanna che ne fa l'incarnazione del male sopportato da migliaia di donne nel mondo, non solo dalle vittime che lo hanno portato davanti alla giustizia. G-u-i-l-t-y. Colpevole di crimine sessuale e stupro. Parola dei 12 giurati, 7 uomini e 5 donne che - come da prassi - sono stati chiamati a confermare che la decisione fosse propria la loro. Confermato. E in un attimo, sulle spalle del produttore di Hollywood un tempo definito «Dio» piomba il peso dei suoi crimini ma anche della simbologia che ha rappresentato in questi due anni in cui il #MeToo, esploso con il suo caso, ha sollevato l'enorme questione della violenza sessuale sulle donne. Weinstein è l'orco che ha raggirato, promesso, adulato e umiliato le sue prede. Ma ora è soprattutto lo stupratore numero uno. L'incarnazione dell'abuso di potere trasformato in aggressione fisica sessuale, con l'aggravante dell'arroganza che gli ha permesso per anni di agire indisturbato, convinto che mai la verità sarebbe emersa. G-u-i-l-t-y. Colpevole di due imputazioni su cinque, ma salvato dalla peggiore: l'accusa di essere uno stupratore seriale. Per il «crimine sessuale di primo grado» (sesso orale nel 2006), ai danni della sua ex assistente, Miriam Haleyi, rischia da 5 e fino a 25 anni di carcere. Per lo stupro di terzo grado fino a quattro anni di cella. Il suo destino dietro le sbarre si scoprirà l'11 marzo. Intanto Weinstein esce dal tribunale e subito scattano le manette. Detenzione immediata e nessuna possibilità di uscire dietro cauzione. Respinta la richiesta della sua avvocata Donna Rotunno, che aveva chiesto i domiciliari. In attesa di scoprire se e quanto tempo trascorrerà dietro le sbarre, Weinstein potrebbe finire in infermeria, a causa delle sue condizioni mediche dopo un incidente la scorsa estate, che lo costringe a camminare con un deambulatore. Ma il ricorso contro il verdetto è stato immediatamente presentato dai suoi legali in corte d'appello.

«È una nuova era per la giustizia», commenta trionfante Tina Tchen, presidente della Fondazione Time's Up, che si batte contro le molestie sessuali sul posto di lavoro. E a ricordare il ruolo giocato in questa partita dalle donne che hanno deciso di rompere il muro di omertà che circondava l'ex produttore arriva Tarana Burke, fondatrice del movimento #MeToo, che ha ricordato come tutto ciò non sarebbe stato possibile senza le loro coraggiose testimonianze, inclusa quella di Jessica Mann, che non ha visto riconosciuta l'accusa di stupro di primo grado, anche a causa della lunga relazione che ebbe poi con il re di Hollywood. «Weinstein ha operato con impunità e senza rimorso per decenni a Hollywood. Eppure ci sono voluti anni - e milioni di voci che si sono levate - perché rispondesse alla giustizia».

«È un nuovo giorno - spiega il procuratore capo di Manhattan Cyrus Vance - e un nuovo scenario per i sopravvissuti a crimini sessuali in America». «Non è più business as usual negli Stati Uniti - spiega fiera l'avvocata di Miriam Haley, Gloria Allred - Le donne non saranno più zittite».

Tra le voci fuori dal coro si leva quella dell'avvocato di Bill Cosby, Andrew Wyatt, che parla di un processo condizionato dall'opinione pubblica. «Nessuno ha mai creduto che sarebbe stato sottoposto a un processo giusto e imparziale».

Intanto sulla testa di Weinstein pendono altro accuse a Los Angeles: stupro e aggressione sessuale per fatti avvenuti nel 2013.

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