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Xi sceglie i fedelissimi per rafforzare il suo regno. I messaggi di Putin e Kim

Confermato per il terzo mandato, il presidente si circonda di sei tra i più leali funzionari

Xi sceglie i fedelissimi per rafforzare il suo regno. I messaggi di Putin e Kim

La fedeltà al nuovo Imperatore prima di tutto. Xi come Mao conquista il terzo mandato a colpi di purghe e totale acquiscenza da parte dei fedelissimi componenti del Comitato permanente del Politburo, il consiglio presidenziale che governa la Cina, quasi totalmente rinnovato ieri. Il presidente ha svelato i nomi dei nuovi 4 membri eletti dal Comitato centrale. Dei sette, appena due appartengono alla vecchia guardia e sono stati riconfermati. Poi c'è lui, Xi, eletto per la terza volta, a differenza dei predecessori, segretario generale del Partito comunista cinese, confermato capo delle forze armate, che ha deciso di far largo a una nuova guardia di funzionari, uomini che gli hanno mostrato fedeltà assoluta nei dieci anni di potere e promettono di confermarla fino al 2017 e oltre.

«Le tempeste non ci spaventano». «Continueremo il duro lavoro per nuovi obiettivi», ha spiegato Xi. La Cina continuerà «ad aprirsi, perché nessuno può chiudersi». Eppure, nelle stesse ore in cui il presidente confermava i pieni poteri, il regime metteva il bavaglio a Weibo, il social network più in voga nel Paese. Solo i media ufficiali hanno potuto pubblicare notizie. Cancellati i commenti, salvati solo pochi post in lode della nuova leadership. E i primi leader internazionali a congratularsi con Xi sono stati i più anti-democratici e temuti del momento, il russo Vladimir Putin e il nord-coreano Kim Jong-un, il primo «felice di continuare un dialogo costruttivo e il lavoro congiunto» e il secondo che promette: «Insieme a te, darò forma a un futuro ancora più bello delle nostre relazioni».

Come loro, Xi segue la linea del «con me o contro di me», circondandosi di strettissimi alleati. Probabile prossimo premier e nuova entrata nel Comitato permanente è Li Qiang, segretario del partito di Shangai, che nonostante la stretta anti-Covid imposta alla metropoli, i danni all'economia e l'esasperazione per i lockdown, diventerà il numero due, quando a marzo 2023 saranno rinnovate le cariche statali durante la sessione del Congresso del Popolo. La sua futura nomina a premier sembra confermare che per Xi l'economia non è una priorità.

Alla guida del Congresso nazionale del Popolo arriverà Zhao Leji, numero 3 della gerarchia e volto già noto del Comitato. Per lui c'è una promozione dal ruolo di capo dell'Anticorruzione. Nuovo numero 4 del partito è Wang Huning, anche lui riconfermato nel Comitato del Politburo, considerato l'ideologo di riferimento di Xi e teorico del neo-autoritarismo dagli anni Ottanta. Finora capo della segreteria del partito, è stato uno dei grandi registi della modifica della Costituzione del Pcc appena approvata dal Congresso, che eleva Xi a «nucleo» del partito.

Segue nella gerarchia, quinto uomo più potente di Cina, l'ex sindaco di Pechino Cai Qi, capo politico del partito nella capitale e uno dei confidenti più fedeli del presidente. Sesto, nel potentissimo Comitato permanente, c'è Ding Xuexiang, capo dello staff di Xi e uomo-ombra del presidente cinese, il dirigente che in questi anni ha trascorso più tempo con Xi. Infine Li Xi, segretario del partito nella più ricca provincia di Cina, il Guangdong, sarà con molta probabilità il nuovo capo della Commissione Centrale per l'Ispezione Disciplinare. Si è guadagnato la stima di Xi grazie al pugno di ferro contro i corrotti del Pcc quando era un alto funzionario nel nord-est del Paese.

Sparite le donne, assenti anche nel Politburo, uno dei tre organi più importanti del Pcc. Dai suoi 25 membri si è ritirata per limiti di età Sun Chunlan, 72 anni. La «lady di ferro» cinese, vicepremier dal 2017, è stata finora una delle rare eccezioni in un contesto di schiacciante maggioranza maschile. La sua uscita di scena è un altro segnale.

Per la prima volta in 25 anni uno degli organismi di vertice del partito non ha nemmeno una «compagna» all'interno, a conferma della chiusura del nuovo impero.

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