Ylva, la comunista che da Bruxelles vuol farci invadere dai clandestini

Presentare la bozza di riforma di un trattato chiave per i destini dell'Unione e ammettere, nello stesso tempo, di aver partorito un pateracchio che nessuno dei 27 Paesi membri vorrà mai votare non è da tutti

Ylva, la comunista che da Bruxelles vuol farci invadere dai clandestini

Presentare la bozza di riforma di un trattato chiave per i destini dell'Unione e ammettere, nello stesso tempo, di aver partorito un pateracchio che nessuno dei 27 Paesi membri vorrà mai votare non è da tutti. Per riuscirci ci volevano la presunzione e l'insipienza di una Commissaria per gli Affari Interni come Ylva Johansson. Del resto buon sangue non mente. Nel 1988, solo un anno prima del crollo dell'Urss, questa spregiudicata, ma non troppo lungimirante ex professoressa di matematica esordì in politica facendosi eleggere deputata del Vpk, il partito comunista svedese.

Da allora le sue posizioni non sono molto cambiate. Nonostante una carriera ai vertici dei governi di Stoccolma - prima come ministro dell'Educazione e poi del Welfare e del Lavoro - la signora Johansson continua a militare nell'ala più a sinistra della social-democrazia svedese. Ma a far più discutere, anche in patria, sono la sua presunta autorevolezza e la sua competenza.

Quando nel 2014 viene scelta come ministro del Lavoro, il Partito Social Democratico la incarica di conseguire il più basso tasso di disoccupazione dell'Ue. Un obbiettivo non proprio centrato visto che nel 2019, al termine della cura Johansson, la Svezia occupa il 18mo posto nella lista dei paesi con il più alto numero di lavoratori impiegati. A dispetto degli insuccessi la presunzione non le fa, però, mai difetto. Quando, nel 2019, all'Europarlamento le viene chiesto se intenda applicare anche in Europa il lassismo normativo che garantisce mano libera alle pericolose gang di immigrati in tante città del suo paese la Commissaria risponde di sentirsi «orgogliosa di una Svezia pronta ad accogliere così tanti rifugiati». E con la stessa sicumera garantisce, durante un'intervista alla Bbc, che i casi di violenza sessuale nel suo paese «vanno giù giù e sempre più giù». Salvo poi scusarsi e ammettere che le cose, in verità, vanno esattamente nella direzione opposta.

Insomma quanto basta per capire perché la risposta iniziale dell'Unione al contagio del Coronavirus, incautamente affidata - lo scorso marzo - a una task-force guidata dalla stessa Johansson, si sia rivelata un micidiale fiasco. Un fiasco che l'inveterata ministra si prepara a replicare anche nel campo delle politiche migratorie. Senza la minima vergogna.

GMic

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