Yujing, l'infiltrata cinese nella villa di Trump: «Aveva un software spia»

Arrestata a Mar-a-Lago: con sé due passaporti di Pechino e una chiave Usb con un malware

Valeria Robecco

New York Goffa spia, pericolosa esaltata o semplice sprovveduta? È degno di una intricata spy story l'incidente avvenuto sabato a Mar-a-Lago, la residenza di Donald Trump in Florida, mentre il presidente americano stava giocando a golf a pochissima distanza. Gli agenti del Secret Service hanno arrestato una donna cinese nell'esclusivo club di Palm Beach dopo che era riuscita ad eludere i controlli di sicurezza e ottenere il lasciapassare alla reception. La 32enne, di nome Yujing Zhang, aveva due passaporti, quattro telefoni cellulari, un computer portatile, un hard drive e una chiavetta Usb infettata con un malware.

Secondo quanto riportato dai media Usa, a un agente del Secret Service è stato detto che Zhang stava andando in piscina, visto che il suo cognome corrispondeva a quello di uno dei membri del club. Nella borsa, però, non aveva un costume da bagno. «Le è stato chiesto se il membro era il padre, ma non ha dato una risposta chiara», si legge nel rapporto dell'agente Samuel Ivanovic. «Non ha risposto neppure quando le è stato domandato se fosse lì per incontrare qualcuno - ha aggiunto -. Pensando si trattasse di un problema di barriera linguistica, gli addetti di Mar-a-Lago hanno ritenuto fosse parente del socio e le hanno permesso di accedere alla proprietà». «Dopo numerose domande, Zhang ha risposto che doveva partecipare ad un evento dell'United Nations Chinese American Association, che si sarebbe tenuto la sera, ma l'addetto alla reception sapeva che questo appuntamento non esisteva». Quando l'agente le ha posto ulteriori domande, Zhang avrebbe affermato di essere arrivata in anticipo in modo da «familiarizzare con la proprietà e scattare immagini». Quindi, ha mostrato un presunto invito all'evento, che però era scritto in cinese e nessuno è riuscito a decifrare. A questo punto i Secret Service hanno deciso di interrogare più approfonditamente la donna, la quale ha cambiato ancora versione, ed è diventata «verbalmente aggressiva». Ha spiegato che un amico di nome Charles le aveva detto di partire da Shanghai per partecipare a questa serata a Mar-a-Lago, e «tentare di parlare con un membro della famiglia Trump dei rapporti economici Cina-Usa».

Non è chiaro se si riferisse a Charles Lee, promotore di eventi che gestisce un gruppo chiamato United Nations Chinese Friendship Association. Il quale, secondo il Miami Herald, vende numerosi pacchetti a clienti cinesi che includono biglietti per eventi nel club di Palm Beach. Lei, tuttavia, ha detto di avere avuto contatti con questo Charles solo attraverso WeChat, una piattaforma di messaggistica popolare in Cina. Il caso è ora passato alla Corte distrettuale, dove i procuratori hanno accusato Zhang di false dichiarazioni agli agenti federali e ingresso illegale in una proprietà privata.

L'incidente, comunque, rinnova le preoccupazioni sulla sicurezza durante i soggiorni del presidente e dei suoi consiglieri nella Casa Bianca d'inverno, visto che il club rimane aperto ai membri e ai loro ospiti anche quando The Donald si trova nel resort. Anche perché non sono gli agenti del Secret Service, ma la direzione del resort, a determinare chi ha accesso alla proprietà. «Puoi andare ovunque. Non ci sono posti di controllo una volta che sei entrata», ha raccontato Laurence Leamer, autrice di un recente libro su Mar-a-Lago.

E per Jeffrey Prescott, ex assistente del National Security Council sotto la presidenza di Barack Obama, i rischi sinora teorici dovuti alla natura semi-pubblica del resort, potrebbero diventare un rischio reale per la sicurezza della First Family.

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