Scorre la clessidra che separa i partiti dalla resa dei conti in Aula sul ddl Zan. Martedì riprende la discussione al Senato e scade il termine per la presentazione degli emendamenti. Le divisioni restano, col Pd che continua a tenere il punto sul testo già approvato alla Camera e Italia Viva che chiede di cambiare, mentre crescono i malumori anche all'interno dello stesso Pd. Il centrodestra insiste con le modifiche, soprattutto per eliminare i riferimenti all'identità di genere. Difficile prevedere l'esito della spaccatura, ma a poche ore dalla discussione Matteo Salvini prova ancora a cercare un confronto col Pd: «Propongo a Enrico Letta, per l'ennesima volta, una mediazione come chiesto anche dalla Santa Sede. Vediamoci martedì, prima che il testo arrivi in Aula, per togliere i punti critici degli articoli 1, 4 e 7. Se Letta non accettasse, la legge Zan finirebbe male e tutta la responsabilità cadrebbe sulle spalle del Pd», avverte. Insiste il presidente leghista della commissione Giustizia alla Camera, Andrea Ostellari: «Letta non abbia paura del confronto, sa bene, perché lo ha già detto, che esistono nodi giuridici che vanno eliminati, dia seguito alla disponibilità che aveva dimostrato dopo l'intervento della Santa sede e risponda agli appelli di Matteo Salvini».
Il leader della Lega insegue ma per il segretario dem «Salvini non è un interlocutore affidabile per una materia come questa. È lo stesso che appoggia Orban, ecco perché noi andremo in parlamento e li discuteremo» dice al Tg3. E se per Leu quelle della «destra» sono «solo provocazioni», basta leggere la risposta del capogruppo del Pd in commissione Giustizia, Franco Mirabelli per capire quanto una mediazione sia ancora lontana, nonostante i ripetuti inviti dal Carroccio: «Noi vogliamo fare una legge per difendere i diritti delle persone, altri stanno facendo propaganda. Non ha nessuna credibilità chi per otto mesi ha fatto ostruzionismo. In più Salvini ha firmato e votato con Orban al Parlamento Ue: che credibilità ha?». E ancora: «Sia Salvini che Renzi dicono che un compromesso ci vuole due minuti a farlo, ma noi non abbiamo ancora capito quale sia questo compromesso perché in realtà non esiste, è solo propaganda. Se per Renzi e Salvini è sacrificare una parte fondamentale della legge Zan, è evidente che per noi è irricevibile», precisa Mirabelli, chiudendo a Lega e Italia Viva.
Altra cosa sono i dubbi all'interno dello stesso Pd: «Da martedì lavoreremo per allargare la maggioranza - promette Mirabelli - credo che gli ordini del giorno possano togliere di mezzo preoccupazioni che ci sono in giro dal fatto che la legge aprirebbe all'utero in affitto o sulla libertà di espressione». Fratelli d'Italia bolla il tutto come discussione «lunare»: «In questa fase di governo arcobaleno, le forze politiche di maggioranza litigano e si concentrano su provvedimenti lunari come la legge Zan o l'occupazione sistematica dei posti di potere. Di fronte al rischio di collasso della nostra economia e l'indebolimento della famiglia, cellula fondamentale della nostra società, è inaccettabile questo lassismo», dice il capogruppo Francesco Lollobrigida.
In Forza Italia c'è la spinta della senatrice azzurra Barbara Masini che si è schierata in Aula a difesa del ddl Zan, raccontando la sua storia personale.
«Masini offre delle ragionevoli proposte di mediazione, che non escludono persone dalle tutele, per approvare il Ddl Zan - ricorda il forzista Elio Vito - Queste proposte, infatti, a differenza di quelle della Lega e di Italia Viva, mantengono nella legge l'orientamento sessuale e l'identità di genere, tra i motivi fondanti odio, discriminazione e violenza, da punire sempre». Eliminerebbero invece l'educazione dei bambini nelle scuole. Ma le distanze tra i partiti per ora restano. Se non aumentano.
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