Scoppia la guerra della panna sul gelato tra Roma e Milano. Deve essere gratis o va fatta pagare? Una questione apparentemente frivola ma che ha accezioni antropologiche e filosofiche non secondarie.
Il derby tra le città più grandi d'Italia, simbolo di differenti umanesimi, si gioca da sempre su tanti fronti. Cornetto o brioche? Busta o sacchètto? Il 31 o la 31 (inteso come bus)? Stica**i come segnale di indifferenza o di ammirazione (la prima, la prima)? Ma stavolta la causa di tutto è Zerocalcare. Che in una scena della sua nuova serie Netflix Questo mondo non mi renderà cattivo, si reca in gelateria con l'amico Secco, quello che risolve ogni dilemma con la frase: «Annamo a pija n'gelato?». Ed ecco una lavagna in cui si nota la scritta: «La panna è gratis perché non stamo a Milano».
L'ormai celeberrimo fumettista di Rebibbia scoperchia così una querelle annosa. Ci sono in ballo due differenti Weltanschauung, la capitale politica, caotica e generosa e la capitale morale dove ogni cosa ha un prezzo, anche dieci grammi di panna montata.
Fatto sta che il web è impazzito, in molti hanno detto la loro polarizzandosi nelle rispettive posizioni («Inconcepibile farla pagare», «Statevene a Roma nel fetore»), magazine specializzati impegnati a intervistare gelatai dell'uno e dell'altro partito invitati a difendere da una parte la tradizione liberale e dall'altra il costo della materia prima. Io, da romano che vive a Milano, l'ho risolta così: la panna sul gelato non la voglio. E nemmeno sulla brioche.
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